Il lago di Fimon soffoca. Segato (Provincia): “E’ un fatto naturale”

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FRoto Facebook Massimo Maria Canevarolo

“Il lago di Fimon è un sito naturalistico tutelato dall’Unione Europea, non un parco acquatico da usare a proprio piacimento”. Renzo Segato, consigliere provinciale delegato alle risorse idriche, non ci sta ad essere bersaglio de “I fratelli della costa del lago di Fimon” (chiunque essi siano), che in questi giorni stanno distribuendo nella zona del lago un volantino con lamentele per il fatto che lo specchio d’acqua, gestito dalla Provincia, sia inagibile e che la presenza infestante di piante acquatiche renda pericolosa qualsiasi attività.

In queste settimane infatti i sei metri quadrati del lago – che somiglia più a una palude – soffoca a causa del myriophyllum spicatum, ora nel suo momento di maggior sviluppo. “Il lago – spiega Segato – è tecnicamente un’ “area umida”, ricco di ossigeno e con vegetazione rigogliosa. Infestante, se vogliamo usare questo termine, ma autoctona e tipica di un habitat che sta transitando da lago a palude. E’ un fatto naturale che fa parte del ciclo di vita di questo lago”. Di interventi, in particolare negli ultimi 20 anni, la Provincia di Vicenza ne ha fatti tanti, con il supporto del Consorzio Alta Pianura Veneta e con la costante supervisione dell’Università di Parma, nella consapevolezza che ogni azione deve essere svolta nel rispetto di un assetto ecologico che, se modificato, può provocare un’accelerazione verso il tracollo ecologico.

“E’ sbagliato – chiarisce il consigliere Segato – lamentarsi che le piante infestanti rendano pericolose e difficili le attività. Perchè non stiamo parlando di un laghetto artificiale ma di un’area umida dove la vegetazione costituisce una caratteristica intrinseca e peculiare. Ed è sbagliato lanciare accuse contro la pasturazione (ossia la pratica di gettare in acqua la pastura per attirare i pesci, n.d.r.) utilizzata dai pescatori, perché uno specifico studio dell’Università di Parma ha rilevato che in 20 anni la percentuale di fosforo e azoto apportata dalla pasturazione è insignificante, non arrivando neppure all’uno per cento del totale”.

La presenza di nutrienti che causano una massiccia crescita delle piante è oggetto di studi da parte dell’Università di Parma fin dal 2010 e deriva sostanzialmente dall’accumulo per decenni di azoto e fosforo provenienti dalle attività antropiche prospicenti il lago. Da un depuratore dismesso circa 15 anni fa, dalle vasche imhoff delle colline, dalla concimazione massiva dei terreni tutto attorno all’area, solo per fare qualche esempio. Non di certo dalla pasturazione, visto che la percentuale di azoto e fosforo apportata dalla pasturazione è stimata per 10 o 20 anni dallo 0,25 allo 0,75% del totale per l’azoto e dallo 0,4 allo 0,625 del totale per il fosforo.

“Lo studio fornito – afferma Segato – chiarisce la percentuale di colpa che può avere la pesca, ma la ricerca bibliografica effettuata dall’Università di Parma ricorda anche la responsabilità che probabilmente ha avuto la navigazione nell’aver favorito la dispersione del Myriophyllum spicatum, la pianta che vediamo proliferare in tutto il lago. Smettiamola -conclude il consigliere – di suddividere gli utilizzatori del lago tra “buoni” e “cattivi” e pensiamo piuttosto tutti a fare sistema per salvaguardare il lago di Fimon per l’unicità che lo caratterizza, non per ciò che vorremmo che fosse”.