Frode da 2,2 milioni col “Bonus Facciate”. In 24 ignari dell’utilizzo dei loro dati personali

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Foto realizzata da Foto di Josh Sorenson

Non smettono di affiorare ciclicamente gli “affari sporchi” legati al Bonus Facciate concesso dal Governo negli anni scorsi per le ristrutturazioni di edifici. Con il Veneto ancora una volta “terra fertile” per innumerevoli frodi scoperchiate dalla Guardia di Finanza operative nei vari comandi provinciali.

Questa volta è toccato alle Fiamme Gialle di Treviso hanno portato alla luce un’articolata truffa allo Stato da 2,2 milioni di euro legata al “bonus facciate”, l’agevolazione fiscale che permetteva una detrazione del 50% per lavori di rifacimento di pareti esterne. Una società trevigiana è stata scoperta aver incassato indebitamente questi crediti d’imposta simulando lavori invece mai eseguiti.

L’indagine ha rivelato un meccanismo complesso che ha permesso di accumulare i crediti d’imposta sopracitati in modo fraudolento. Per fare ciò, i responsabili hanno sfruttato i dati di 24 persone residenti in 15 province diverse, tra cui Belluno, Bologna, Gorizia, Massa Carrara, Padova, Pisa, Potenza, Rimini, Roma, Torino, Vercelli, Verona, Vicenza e Udine. Alla chiusura di questa prima fase dell’indagine, appare già assodato come queste persone fossero totalmente all’oscuro del loro coinvolgimento nell’affare. Per il momento non sono noti i nominativi e i paesi di residenza dei vicentini indicati nella lista consegnata in Procura.

Sono quattro i soggetti indagati – un italiano e tre stranieri, tutti titolari di imprese edili – denunciati alla Procura della Repubblica di Treviso per indebita percezione di erogazioni pubbliche. L’amministratore italiano della società trevigiana è stato inoltre segnalato per reati tributari. I truffatori in solido avrebbero quindi creato un sistema – già noto da tempo ai finanzieri peraltro – per generare crediti fasulli di decine di migliaia di euro, che venivano poi sistematicamente convertiti in denaro attraverso la cessione a Poste Italiane o ad altri tre imprenditori stranieri complici.

La società trevigiana, che peraltro non era in regola con le dichiarazioni dei redditi, è stata sottoposta a verifica fiscale. L’obiettivo in prima istanza consiste nel recuperare i proventi illeciti e accertare l’emissione di fatture per operazioni inesistenti a favore di altre entità giuridiche trevigiane. In seguito, poi, rendere “inoffensivi” sul piano degli affari illeciti i soggetti eventualmente condannati dai giudici una volta andati a processo.

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