Getti d’acqua sui clochard a Vicenza, per Comune e Aim è “fake news”. Parte la querela

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Il sindaco di Vicenza Francesco Rucco

Il Comune di Vicenza e la nuova società integrata di servizi Agsm Aim hanno completato le verifiche interne e sono convinti che le presunte “gettate d’acqua” dagli idranti dirette agli homeless di Vicenza compongano una notizia priva di ogni fondamento. Smentendo le dichiarazioni raccolte da volontari e clochards che si riferivano a fatti accaduti tra agosto e il novembre scorso.

Persone che sarebbero state “innaffiate” d’acqua e anche coperte gettate tra i rifiuti, senza prima avvertire i diretti interessati secondo la versione proveniente da ambienti di volontariato sociale e diffusa via social, ripresa da quotidiani nazionali. Ma amministrazione comunale e vertici aziendali rimangono convinti che si tratti di una montatura, a tal punto da essere e determinati a perseguire in tribunale chi ha diffuso quelle che sono state definite come lesive fake news allo scopo di danneggiare l’immagine delle città.

Ad annunciare la querela per diffamazione nel primo pomeriggio di venerdì sono i due enti cpn un comunicato congiunto, il Comune di Vicenza e la società compartecipata, dopo la recente fusione berico-scaligera, decisi ad andare fino in fondo alla questione che nei giorni scorsi aveva suscitato sdegno e polemiche. Nessuna forma di violenza o prevaricazione sarebbe quindi mai avvenuta nei confronti dei senzatetto che vivono in città, secondo l’opinione condivisa da amministratori pubblici e dirigenti aziendali. “Vicenza è stata infangata a livello nazionale” ha tuonato il sindaco Francesco Rucco, che sin da subito aveva escluso comportamento inqualificabili da parte del personale di Aim, riservandosi di compiere tutti gli accertamenti necessari per verificare le accuse giunte a mezzo social media, e in attesa di un cincontro. Accuse pesanti che, sempre secondo Rucco, “non hanno trovato riscontro oggettivo”. Su sponda opposta le affermazioni e le testimonianze raccolte dall’associazione Welcome Refugees Vicenza, che riporta la voce di uno dei clochard, rimasto però anonimo. “Siamo immondizia no? E l’immondizia va buttata” si ascolta in un passaggio di un’intervista autoprodotta.

A essere citate in giudizio nel futuro prossimo potrebbero dunque essere le volontarie di un’associazione vicentina che quotidianamente segue con spirito solidale e cuore generoso i cosiddetti “invisibili”. Un’accusa circostanziata, da parte di attivisti che si erano imbattuti in persone che vivono all’addiaccio trovate con i vestiti fradici. Ma, secondo le fonti ufficiali del Comune, senza filmati o testimonianze ulteriori – almeno ad oggi – che riconducano a responsabilità dirette da parte del personale incaricato. Una questione spinosa che ha sollevato il classico “polverone”: gli operatori ecologici impegnati nel lavaggio delle strade non si sarebbero curati di persone sdraiate su giacigli di fortuna, rallentando il lavoro di pulizia, “spruzzando” acqua gelida su di loro. Bagnando quindi vestiti e coperte e aumentando così i rischi legati al gelo della stagione invernale. Fatti che potrebbero essersi verificati per errore, ma anche questa eventualità parrebbe esclusa.

Il sindaco di Vicenza Francesco Rucco aveva fin da subito smentito la notizia ripresa dai media anazionali chiarendo che “mai nessuno si è sognato di impartire direttive per azioni che possono ledere la dignità e la salute di chi vive per strada” ricordando, con dati e numeri alla mano, che la città di Vicenza è tradizionalmente solidale e che negli ultimi anni ha potenziato il servizio verso l’area della marginalità più estrema, con interventi su più fronti. La mancanza di riscontri oggettivi e la conferma che le accuse erano infondate e puramente strumentali, hanno spinto Comune e azienda ad adire le vie legali, presentando una querela per il reato penale di diffamazione nei confronti di tutti coloro che hanno fornito e divulgato queste false notizie. Testate giornalistiche comprese, sia locali che nazionali.

“L’obiettivo – fa sapere il sindaco – è difendere l’onorabilità e l’immagine della città di Vicenza così pesantemente infangata e dileggiata a livello nazionale attraverso i social per fatti che, in realtà, non sono mai accaduti”.