Intimidazioni e polemiche contro le “pastasciutte antifasciste” a Vicenza, Rosà e Marano

“Non c’è spazio nella nostra città per le intimidazioni. Ne parlerò al questore. Sono atti gravi che condanniamo con forza e sui quali chiediamo ovviamente l’intervento delle forze dell’ordine”.
Questo il commento con il quale il sindaco di Vicenza Giacomo Possamai ha condannato lo striscione a firma Movimento Italia Sociale e che riporta la scritta “Se manca olio, lo portiamo noi“, apparso sul muro di recinzione del centro culturale comunale Porto Burci, dove questa sera si è svolta una “pastasciutta antifascista” promossa da alcune associazioni nella giornata in cui si ricorda la caduta del fascismo.

La Digos della Questura ha sequestrato lo striscione e verrà fatta una segnalazione all’autorità giudiziaria.

“Ecco cosa ci eravamo dimenticati nella lista della spesa! Grazie allɜ compagnɜ del MIS per il promemoria – commentano sui social gli organizzatori della serata -. Al di la dell’ironia oggi, come il 25 aprile scorso, ribadiamo che Vicenza è una città antifascista e che pretende il ripristino immediato della clausola. Non ci faremo rovinare la serata, oggi festeggiamo l’arresto di Mussolini e la memoria dei fratelli Cervi. L’olio di ricino che vorrebbero portarci questɜ signorɜ è quello che veniva usato durante il ventennio per punire e torturare gli oppositori del regime. Metodi violenti esercitati da persone violente e ottuse che si nascondono dietro un’italianità vecchia, antistorica, machista e patriarcale. I posti a tavola sono finiti ma vi aspettiamo per il concerto degli Idraulici del Suono dalle ore 20:30. W i fratelli Cervi e il loro esempio!”.

Condanna del gesto è arrivata da tutte le forze di maggioranza a Vicenza: da Coalizione Civica a “Da adesso in poi”, si parla di attacco “inaccettabile” e “vergognoso”, di “intimidazione” e di “azione squadrista” e si chiede il ripristino della clausola antifascista tolta a suo tempo dall’amministrazione Rucco. Condanna anche da parte della deputata di Italia Viva Daniela Sbrollini e dalla Cgil Vicenza, tramite il Segretario Generale provinciale Giampaolo Zanni, che parla anche della scelta del Comune di Rosà di vietare la “pastasciutta antifascista. Un divieto definito “grave”, quello di non concedere uno spazio comunale alle organizzazioni che l’avevano chiesto: “Si tratta di due fatti che ci ricordano la necessità di non cedere di un millimetro nella lotta contro il fascismo e per la democrazia nel nostro paese”.

Il caso Rosà
A Rosà, infatti, come denunciato dalla consigliera regionale del Pd Chiara Luisetto, la sindaca Elena Mezzalira non ha concesso l’uso del parco comunale, richiesto da quattro sezioni Anpi del bassanese per tenerci la “pastasciutta antifascista”, adducendo il fatto che il nome della manifestazione potesse essere “un richiamo di disordini e di problemi di sicurezza e ordine pubblico”. “Una censura – commenta l’esponente del Pd – in violazione di ogni principio democratico e repubblicano. Una scelta che è di censura nei confronti di chi vuole giustamente coltivare il ricordo di quel 25 luglio del 1943. Una data che, al pari del 25 aprile, segna una svolta storica, sulla strada che condusse all’Italia repubblicana”. I sette fratelli Cervi, infatti, organizzarono una gran mangiata di pastasciutta per festeggiare la destituzione di Mussolini, avvenuta appunto il 25 luglio 1943.
“Noi non smetteremo di denunciare alle autorità competenti e di diffondere unità e cultura antifasciste”, scrive l’Anpi.

L’amministrazione comunale – ha risposto la sindaca di Rosà – non può autorizzare, e mai lo ha fatto neppure in passato, l’uso di un parco pubblico per un’iniziativa che non rispetta il regolamento di utilizzo e gestione, che prevede una destinazione socio-ricreativa. Solo venerdì scorso abbiamo ricevuto la richiesta di utilizzo da parte dei promotori. Ma la diffusione sui social di volantini col titolo di ‘pastasciutta antifascista’ fa pensare che non si tratti solo di un appuntamento conviviale o culturale. Mi lascia perplessa la presa di posizione della consigliera regionale Chiara Luisetto, che, nelle sue dichiarazioni, ha fatto un uso propagandistico e strumentale della vicenda. Gli organizzatori sono liberi di trovare un’altra sede”. 

Polemiche anche Marano
A Marano Vicentino – dove quella della “pastasciutta antifascista” è una tradizione patrocinata anche dall’Amministrazione Comunale da molti anni, a scatenare la polemica è stata la Lega. “Già solo il nome, in paese, genera mugugni, oscillazioni orizzontali del capo e qualche epiteto irripetibile. Le proteste, già numerose negli anni passati, non si contano ormai più. In un paese come Marano Vicentino, dove i problemi reali non mancano sicuramente, anzi abbondano, disturba l’iniziativa politica dell’Amministrazione comunale studiata ed inserita nei festeggiamenti per il patrono del paese, per soddisfare solo una esigua minoranza della popolazione. Un’Amministrazione comunale ‘partigiana’ quindi, ideologicamente ferma alla prima metà del secolo scorso. Sorprende poi che questa ‘pastasciutta antifascista’, pensata per pochi intimi e destinata ad una minima partecipazione, sia stata inserita ufficialmente tra gli ‘eventi culturali’ in calendario. Una manifestazione politica per la quale l’Amministrazione comunale non ha badato alle spese, vista la pubblicità riservata”.

“Inguardabile anche il manifesto che pubblicizza l’evento ‘politico-estremista’ – scrive ancora la Lega di Marano –  con uomini e adolescenti che sfoggiano vistosamente armi da sparo di ogni calibro, armi orgogliosamente e minacciosamente portate in vistoso senso di avvertimento intimidatorio. Ma è questa l’indicazione ‘culturale’ che vuole dare l’Amministrazione comunale? Qui l’amministrazione sembra fare il contrario di quello che afferma. Iniziative come ‘Il paese che educa’, il ‘Patto educativo territoriale’, il ‘Comune libero dalla violenza verbale’ vengono messe in discussione, se non anche cancellate, dal patrocinio dato ad un manifesto che appare incitare alla violenza. E’ questo l’insegnamento proposto dall’Amministrazione comunale ai giovani? Davvero non ci siamo”.