Lacrime anche nel Vicentino per i due alpinisti padovani morti sulle Dolomiti

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Sullo fondo un'immagine dal web delle Pale di S. Martino, nel riquadro le due vittime

La tragica conferma della morte di due alpinisti veneti, entrambi padovani di nascita, ha fatto il giro dei notiziari di tutta Italia lo scorso week end. Lasciando nel dolore non solo le famiglie di Michele Chinello, 52enne di Monselice e soccorritore di professione, e di Carlo Gomiero, giovane cuoco di 30 anni originario di Villafranca. Anche il volto di tanti vicentini, infatti, in questi giorni di lutto e costernazione è stato solcato dalle lacrime, visti i trascorsi professionali nel Vicentino dei due sfortunati appassionati di montagna precipitati nel vuoto per alcune centinaia di metri, schiantandosi sulle rocce del Sass Maor, sulle Dolomiti.

Sono stati recuperati da un elicottero, sabato scorso di primo mattino, dopo l’allarme lanciato dal rifugio di montagna dove il più giovane dei due lavorava in cucina, portando avanti una passione divenuta mestiere dopo aver abbandonato la professione di ingegnere. I due non erano rientrati per la trascorrere la notte, come invece era nei programmi.

Al mettere in pratica gli studi universitari conclusi con successo, Carlo Gomiero dopo alcuni mesi di impiego aveva preferito un’altra strada. Prima di intraprenderla era stato assunto alla Campagnolo, storica azienda di componenti per biciclette con sede a Vicenza. La suggestione e il fascino dell’alta quota lo avevano attirato verso le Dolomiti, divenendo istruttore del Cai ed esperto alpinista. In sua memoria, ai campionati universitari di canottaggio a Ravenna è stato osservato un minuto di silenzio. A livello juniores aveva infatti vestito la canotta azzurra, partecipando anche ai Mondiali 2007 in Cina oltre che aggiudicandosi vari titoli nazionali. Domani alle 15, nella chiesa parrocchiale di Taggì di Villafranca Padovana, l’ultimo addio.

Un destino che si è intrecciato con quello di Michele Chinello, in cordata con lui nella fatale arrampicata sul Sass Maor finita in tragedia. Il cinquantaduenne aveva a lungo prestato servizio come infermiere, abituato ai voli in eliambulanza – assunto in Verona Emergenza – dove era uno dei tecnici sanitari più apprezzati, e poi come specialista del soccorso alpino di cui era divenuto membro attivo a Padova, anche in questo caso, per l’amore della montagna oltre che per la propensione per l’aiuto verso il prossimo. Giovedì alle 10.30, nella chiesa del Redentore di Monselice, le esequie.

A piangerlo sono i tanti colleghi infermieri e medici conosciuti all’ospedale San Bortolo di Vicenza in particolare, avamposto sanitario in cui faceva la spola nei viaggi della speranza a bordo dell’èquipe di Verona dell’eliambulanza del 118. Proprio su un velivolo analogo, dopo il ritrovamento dei corpi da parte dei colleghi trentini del Cnsas, è stato riportato a casa, purtroppo senza vita e insieme al compagno di scalata, viaggiando nel silenzio dei monti cui erano entrambi affezionati.