Prezzi alle stelle di petrolio e grano, Coldiretti: “Effetto valanga su famiglie e imprese”

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Prezzi delle materie prime alle stelle, oltre a dolore e distruzione il conflitto tra Ucraina e Russia pesa inevitabilmente anche sugli italiani che vedono i beni di prima necessità subire importanti rialzi. A un mese dall’inizio della guerra non è ancora vicina una soluzione al conflitto e questo rischia di avere ricadute irreparabili sulla nostra economia. Il petrolio è aumentato del 25% mentre il grano addirittura del 53% con gravi effetti su famiglie e imprese.  A commentare la situazione è intervenuta Coldiretti Vicenza che sta raccogliendo gli umori dei propri associati, sempre più preoccupati nel far fronte ad impegni economici e produttivi.

Con il balzo dei costi energetici – commenta Coldiretti Vicenzal’agricoltura deve pagare una bolletta aggiuntiva di almeno 8 miliardi su base annua, rispetto all’anno precedente, che mette a rischio coltivazioni, allevamenti, e industria di trasformazione nazionale. Ma a pesare sul carrello della spesa è anche l’aumento delle quotazioni delle materie prime agricole con il grano per la panificazione che è salito di oltre la metà (53%) in un mese, mentre sono esplose le quotazioni degli alimenti destinati agli animali per produrre latte e carne con la soia che si è impennata del 30% ed il mais dell’11% nel mese di guerra in cui si sono verificati accaparramenti e speculazioni a livello internazionale”.

Simone Ciampoli, Direttore Coldiretti Vicenza

Le quotazioni alte dei cereali scontano – sottolinea il direttore di Coldiretti Vicenza, Simone Ciampolila chiusura dei porti sul Mar Nero che impediscono le spedizioni e creano carenza sul mercato mondiale dove Russia ed Ucraina insieme rappresentano il 28% degli scambi di grano ed il 16% di quello di mais a livello mondiale secondo il centro Studi Divulga. Una emergenza destinata a durare, poiché l’Ucraina ha annunciato che per effetto della guerra in primavera riuscirà a seminare meno della metà della superficie a cereali per un totale di 7 milioni rispetto ai 15 milioni previsti prima dell’invasione Russa. Un blocco che riguarda anche l’esportazione di fertilizzanti dall’Ucraina che lo scorso anno ne ha esportati 107mila tonnellate in Italia, secondo l’analisi del Centro Studi Divulga”.

L’emergenza provocata dalla guerra in Ucraina – prosegue Coldiretti Vicenza – mette in pericolo in Italia l’accesso al cibo di 2,6 milioni di persone che hanno bisogno di aiuto per mangiare, secondo l’analisi della Coldiretti nell’evidenziare che in difficoltà ci sono tra gli altri 538.423 bambini (di età uguale o inferiore ai 15 anni), 299.890 anziani, 81.963 senza fissa dimora (di età uguale o superiore ai 65 anni), 31.846 disabili, sostenuti attraverso il Fondo per l’aiuto europeo agli indigenti (Fead). Si tratta della componente più debole della società che è più esposta all’impoverimento alimentare determinato dal caro prezzi ma anche dal rallentamento dell’economia e dalla frenata dell’occupazione. Tra le misure suggerite dalla Commissione europea per alleviare l’impatto delle quotazioni elevate c’è il via libera alla semina in Italia di altri 200mila ettari di terreno oltre alla possibilità per gli Stati membri di applicare aliquote ridotte dell’imposta sul valore aggiunto (Iva) sugli alimenti”.

Con gli interventi straordinari decisi dalla Commissione Ue, può essere garantita all’Italia una produzione aggiuntiva stimata dalla Coldiretti in circa 15 milioni di quintali di mais per gli allevamenti, di grano duro per la pasta e di tenero per fare il pane. Un quantitativo – conclude Coldiretti Vicenza – che può aumentare di almeno cinque volte con la messa a coltura di un milione di ettari lasciati incolti per la insufficiente redditività, per gli attacchi della fauna selvatica e a causa della siccità che va combattuta con investimenti strutturali per realizzare piccoli invasi che consentano di conservare e ridistribuire l’acqua. Tra le regioni più interessate ci sono il Veneto con 12.300 ettari, la Campania con 10.500 ettari, la Lombardia con 11.000, il Piemonte con 17.544 e l’Emilia-Romagna con 20.200″.