Prostituta positiva al Covid-19, Ulss e servizi sociali al lavoro per individuare i contatti

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E’ in atto un lavoro a tenaglia fra Ulss 8 Berica e Comune di Vicenza per venire a capo del rischio contagio collegato a una giovane nigeriana, una prostituta, ricoverata all’ospedale San Bortolo con il tampone positivo al nuovo Coronavirus.

La ragazza, residente a Trento, è ricoverata da venerdì scorso nel reparto malattie infettive del nosocomio vicentino, dopo che si era presentata al pronto soccorso con alcuni dei sintomi della malattia, accompagnata da un uomo che prima ha dato false generalità e poi si è allontanato, quando è emersa la positività della giovane al Sars-Cov-2. Da allora il nucleo anti-Covid del Servizio Igiene Sanità Pubblica (Sisp) sta lavorando alacremente per individuare le persone con cui la lucciola sarebbe venuta a contatto, fra i silenzi impauriti della stessa (molto spesso le giovanissime prostitute nigeriane sono costrette alla strada per riscattare il proprio passaporto e a volte sono pure vittime di riti vodoo e minacce) e le difficoltà linguistiche.

“Ad oggi non risultano casi di soggetti positivi entrati in contatto con la paziente” ha affermato oggi in una nota la direzione dell’azienda socio-sanitaria berica, che ha anche specificato che la giovane è ora asintomatica, ma “resterà ricoverata in attesa del tampone negativo attestante la sua non contagiosità”.

Nel frattempo, per una migliore gestione del caso, il Sisp sta lavorando in coordinamento anche con l’assessorato alle politiche sociali del Comune di Vicenza, “con il quale vi è la massima collaborazione”. Sono 150 le lucciole con le quali il Comune di Vicenza, in rete con realtà del terzo settore, cerca un avvicinamento anche per percorsi di salute. Nel caso specifico della 23enne ricoverata, l’obiettivo è individuare clienti, colleghe, familiari, amici e conviventi che possano essere stati contagiati, al fine di tracciare confini dell’indagine epidemologica.