Duomo gremito per l’addio ad Andrea Callegaro, il ragazzo col sorriso sulle labbra

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Foto Bonollo

Si è tenuto nel pomeriggio in un Duomo di Schio gremito anche all’esterno il funerale di Andrea Callegaro, l’agente di polizia locale 26enne morto il 16 marzo durante una escursione alpinistica sul Monte Zevola, lungo il Vajo dell’Acqua, dove è ruzzolato per oltre cento metri, trascinando con sè la compagna di uscita, la 25enne di Piovene Rocchette Ilary Dal Zotto, ancora ricoverata con gravi traumi all’ospedale di Vicenza.

Tantissimi i giovani presenti al mesto rito funebre, a cui hanno assistito un migliaio di persone. Tante anche le persone in divisa: dalla polizia locale ai carabinieri e alla guardia di finanza, fino ai volontari delle realtà del territorio. La salma è entrata in chiesa portata a spalla dai colleghi della polizia locale del Consorzio Nordest Vicentino, affranti e commossi quanto il loro comandante Giovanni Scarpellini.

Erano presenti i sindaci e rappresentanti di tutti i Comuni del territorio – a partire da quelli di Schio Valter Orsi e Thiene Giampi Michelusi -, nonché autorità locali e militari e del corpo degli Alpini, nel quale il 26enne aveva svolto due anni di ferma volontaria. E proprio sopra al feretro, appoggiati su due cuscini, c’erano i cappelli da alpino e da agente della polizia locale.

Nella sua omelia, monsignor Carlo Guidolin, arciprete di Schio, ha ricordato Andrea come un giovane che si immergeva e si appassionava alla sua famiglia, al creato e alla natura con grande intensità, così come vitale era nello sport e nelle sue uscite in montagna. “Questo suo desiderio di vita Andrea lo trasmetteva nella sua quotidianità, nel divertimento, nelle sue passioni, con gli amici e nel lavoro. Ecco, Andrea aveva un innato desiderio di vita e di giustizia”. Don Guidolin ha cercato di lenire il dolore lancinante dei familiari di Andrea con una frase dello scrittore Reiner Maria Rilke: “L’importante è avere una volta tanto, nella vita, una primavera incantata, che vi accumuli in petto tanta luce, tanto splendore da dorare tutti i giorni a venire”.

Toccante anche il ricordo della “capa” del 26enne al comando della polizia locale di Thiene, Katia Dalmasetto: “Ci manchi tanto, ma quando parliamo di te non riusciamo a non sorridere, perché tu al comando portavi sempre allegria e sorrisi. Mi chiedevi sempre cosa c’era da fare, ecco ora ti do un compito importante: proteggi la tua famiglia, i tuoi amici e i tuoi colleghi”.
Alla fine della celebrazione, sul sagrato, l’ultimo saluto, con la recita della preghiera della polizia locale e dell’alpino, gli onori militari e poi – si richiesta della madre Roberta, del padre Emilio e della sorella Ylenia (anche lei agente della polizia locale) – l’ultimo saluto ristretto al cimitero di Schio, per la tumulazione.

La montagna e il lavoro nella polizia locale: la vita fra Schio e Thiene di Andrea Callegaro prima della morte sullo Zevola