La storia di Gigio, il cane che non abbandona. E trova una seconda famiglia

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I cani Gigio e Fiore hanno già avuto modo di fare reciproca conoscenza sul divano di casa

Scodinzola che è un piacere. E sta imparando, piano piano, a fidarsi di una nuova famiglia dopo essere stato fedele fino all’ultimo – anzi, ben oltre – al suo precedente padrone, passato come si suol dire, a “miglior vita”. Una vita migliore, terrena stavolta, il piccolo grande cane Gigio la sta assaporando invece da pochi giorni. Da quando una coppia di Schio ha incrociato il suo sguardo nel ricovero di Marano, e lui, nuovo amico a quattro zampe, li ha scelti. E non viceversa. Funziona così quando si parla di amore vero, di colpi di fulmine: la dolcezza di uno sguardo, il magnetismo di destino, la bontà senza bisogno di essere accompagnata da aggettivi o specificazioni. Una calamita. Si tratta di un meticcio o anzi un “millefiori” come con simpatia lo definisce Riccardo, il suo nuovo padrone.

Lui ha, come detto, quattro zampe e una codina che ora agita felice, e proviene da Arsiero. Loro, una coppia scledense, si coccolavano già e si coccolano Fiore, regalata dalle figlie e regalando a loro volta alla cucciola un’esistenza al di fuori di un canile. Oggi, con la prima (vera) primavera giunto a raggi di sole e calore, è toccato a Gigio intraprendere il percorso graduale che porta all’adozione: l’alba di nuovi giorni, appunto irradiati da luce e calore umano. E, perchè no, “canino”.

Il meticcio dall’età apparente di 8-9 anni suo malgrado era già salito alle attenzioni della cronaca, poco più di un mese fa. Alla morte dell’anziano ex padrone, che viveva solo in casa con lui nella Valle Dell’Astico, Gigio lo aveva vegliato per ore, forse giorni. Una volta entrati in casa i soccorritori, purtroppo tardivamente, il quadrupede aveva mostrato loro i denti in quello che sarà l’ultimo gesto di fedeltà nei confronti dell’amato proprietario. Poi l’accoglienza da parte della sezione altovicentina di Enpa, il ricovero nella struttura di assistenza di Marano Vicentino, l’appello sui social per cercare una (difficile, si sapeva) adozione. Si temeva che si lasciasse morire, nonostante il conforto e il sostegno dei volontari dell’associazione. Di sconforto, o di crepacuore si direbbe se i protagonisti della vicenda di “zampe” ne avessero solo due.

“Ho letto e condiviso il post che parlava di questo cagnolino una decina di giorni fa – spiega Riccardo, tra l’altro ideatore della rassegna “Schiodinzolando” -. La sua storia avrebbe commosso anche un cammello. Ne ho parlato con mia moglie, e nel giro di un paio d’ore siamo andati a vederlo. Al canile sanitario sono bastati due minuti, non ci staccavamo dalla gabbia. Siamo andati per giorni a prendere confidenza per lui, abituandolo a noi e dopo le prime passeggiate è seguito un primo contatto con Fiore, la nostra cagnolina più o meno della stessa età. Giovedì sera finalmente abbiamo potuto portarlo a casa con noi. E siamo felici, almeno quanto lui”.

Quale il messaggio da una storia di buon cuore come la sua? “Mi ripeto spesso che non lo abbiamo scelto, in realtà siamo solo stati i primi a vederlo. Chiunque con un minimo di cuore, al nostro posto avrebbe fatto lo stesso: ti compra con gli occhi, è impossibile non innamorarsi”.