Raoul Singh ritenuto ancora pericoloso: resta in carcere dopo l’omicidio del padre

Ascolta l'audio
...caricamento in corso...
La palazzina teatro del delitto

L’udienza di convalida dell’arresto avvenuta sabato mattina ha decretato la permanenza in carcere di Raoul Singh, il giovane di 18 anni che mercoledì 19 agosto ha accoltellato a morte il padre, uccidendolo. La vittima, Arvinder Singh, è morta in casa propria ad Arzignano in un bagno di sangue, al culmine dell’ennesimo litigio in ambito familiare. Il ragazzo, secondo la versione difensiva, avrebbe disarmato il 45enne per poi avventarsi su di lui nel corso di una colluttazione nata da una discussione dai toni furiosi.

Non sarebbe stata la prima, in tempi recenti, e a posteriori è emersa una denuncia di pochi giorni prima da parte della moglie, in conseguenza delle vessazioni subite da parte della stessa vittima dell’accoltellamento. Circostanze da verificare in sede giudiziale e che invece, per ora, è non sono ritenute sufficiente per evitare la custodia dietro le sbarre dell’autore del gesto, decisa dal Gip del Tribunale di Vicenza. Ci sarà un ricorso. Pericolo di fuga, di reiterazione di reati gravi o di inquinamento delle prove gli elementi oggetto di valutazione che hanno portato a negare misure alternative alla cella della casa circondariale di Vicenza, come gli arresti domiciliari.

La sera stessa il 18enne fu arrestato in flagranza dai carabinieri, avvertiti di quanto stava accadendo dalla mamma del ragazzo – e di un’altra figlia, minorenne -. L’uccisore non si era mosso dall’appartamento, le mani insanguinate, mentre nulla potevano dare i soccorritori per salvare la vita del ferito in camera da letto, trafitto al ventre dalla lama di un coltello da cucina. Una volta giunto in via Tagliamento, nell’alloggio che la famiglia asiatica occupava da meno di 9 mesi, l’equipaggio della stazione di Arzignano si è trovato di fronte a uno scenario cruento e ha preso in consegna il ragazzo, consapevole di aver commesso un delitto tra i più infamanti per definizione, l’omicidio del padre. Sul corpo del quale sarà effettuato un accurato esame autoptico, anche se le dinamiche del dramma, ricostruite dagli investigatori dell’Arma, sarebbero lineari e senza punti ciechi.

La posizione del figlio dell’operaio conciario – lavorava alla “Pasubio”, storica azienda di lavorazione pellami della città – sarà valutata dopo l’annotazione nel fascicolo d’inchiesta delle testimonianze degli altri congiunti, la 39enne madre di Raoul in particolare, in merito ai dissidi che secondo alcuni si protraevano da mesi e che avevano portato alla denuncia recente. Sentiti anche i vicini di casa di San Zeno. Persona descritta come laboriosa, gentile ed educata all’esterno, potrebbe aver invece creato un clima di tensione tra le mura di casa. Fino al tragico epilogo, frutto dell’esasperazione delle liti continue con figli, condite da minacce non solo verbali.

Agli inquirenti il compito di ricostruire l’humus da cui si è sviluppata la vicenda, per poi valutare l’effettivo capo di accusa da attribuire a Raoul Singh, in relazione alla morte violenta del papà 45enne. La madre di origini indiane, al pari del marito defunto, avrebbe fatto sapere per bocca del legale di riferimento di essere disposta a riaccogliere sin da subito il 18enne con lei, secondo quanto riporta la stampa locale. Per lei, il figlio ha agito per difendersi e a tutela di lei e della sorella minore. Se la difesa sia stata legittima o eccessiva, sarà il Tribunale di Vicenza a deciderlo.