Parricidio nell’estate del 2019, in Appello cancellato l’ergastolo: 24 anni al figlio omicida

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Raoul Singh condannato a 24 anni di pena

La Corte d’Appello di Venezia cancella l’ergastolo inflitto in primo grado di giudizio al parricida Raoul Singh, oggi 22enne di origini e nazionalità indiane – era da poco 18enne ai tempi dell’omicidio del padre in data 19 agosto 2019 – cresciuto e residente ad Arzignano, rivedendo la sentenza a 24 anni di reclusione, con pena da scontare in un penitenziario. La procura aveva chiesto alla Corte la conferma del massimo della pena, cioè il carcere a vita. Arvinder Singh, ucciso per mano del suo unico figlio maschio, fu pugnalato a morte nell’abitazione di famiglia in via Tagliamento, al culmine di una lite. Aveva 49 anni.

Una nuova sentenza, quella decisa martedì della settimana in corso, da parte dell’organo giudiziario regionale, che ha dunque accolto in parte la tesi dei legali difensori del giovane dell’Ovest Vicentino, riconoscendo le attenuanti riguardo ai maltrattamenti in famiglia subiti precedentemente al fatto di sangue. In particolare dalla sorella e dalla madre, che il 18enne di allora giurava di voler difendere, da un padre definitivo come violento e che in più occasioni abusava di alcool, denunciato pochi giorni prima dagli stessi familiari.

Legali difensori dell’imputato Raoul Singh sono gli avvocati Emanuele Fragasso e Stefania Pattarello, che avevano proposto il ricordo in appello dopo l’ergastolo deciso dalla Corte di Assise di Vicenza. Determinanti, in tutte le fasi del procedimento giudiziale, sono state le ricostruzioni dettagliate sia del drammatico delitto sia gli antefatti nelle indagini affidate ai Carabinieri della Compagnia di Valdagno. Dopo una prima scarcerazione, Singh fu posto di nuovo in stato di arresto, fino ad arrivare alla sentenza di ergastolo nel marzo 2023.

La palazzina dove viveva la famiglia Singh in un appartamento, dove avvenne il delitto nell’agosto del 2019

Da una parte una strategia difensiva improntata sul riconoscimento della legittima difesa – a favore delle due donne conviventi, madre e sorella, oltre che della propria incolumità  -, dall’altra il dubbio di una possibile messinscena architettata per giustificare la reazione omicida del figlio, poi arrestato senza opporre alcuna resistenza e autore di una memoria letta di fronte alla Corte. La sorella e la madre hanno sempre sostenuto Raoul confermando la sua versione de fatti. In base alla sentenza, la condanna a 24 anni di pena per omicidio volontario mette il punto conclusivo.