Luca, l’abbraccio di Bassano. Marta: “Sei il mio grande principe”. In tremila ieri alla fiaccolata

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L'uscita del feretro di Luca Russo dalla chiesa di San Francesco a Bassano, fra gli applausi della gente

E’ durato ventiquattr’ore il saluto di Bassano a Luca Russo, morto nell’attacco terroristico di Barcellona del 17 agosto. Iniziato con la fiaccolata di ieri sera, a cui hanno partecipato tremila persone, è proseguito con la visita alla camera ardente e ha trovato il suo compimento nel funerale che si è tenuto questo pomeriggio in forma privata nella chiesa di San Francesco in piazza Garibaldi e al quale hanno partecipato mille persone, una parte delle quali all’esterno della chiesa.

Il funerale. L’applauso, lungo, quando il carro funebre era pronto ad allontanarsi per l’inumazione, era un saluto ma anche un grazie, il grazie dei bassanesi a un ragazzo speciale, che ha saputo nella sua vita seminare un bene che già oggi si poteva vedere, nello strazio, germogliare. Lo ha detto anche l’abate di Bassano Andrea Guglielmi nell’aprire la celebrazione, ricordando come una settimana fa “le forze del male avevano la meglio, ma da ieri sera con la fiaccolata e anche oggi qui vediamo le forze del bene, un bellissimo concentrato di energia e risorse, una sovraumana corrente di affetto”.

Un affetto e un bene che è potuto germogliare anche nelle parole di Marta Scomazzon, che era con lui nella Ramblas giovedì scorso. Marta che ha chiesto ai sanitari di lasciarla uscire dall’ospedale alcune ore per salutare il suo amato ed è giunta in chiesa da una porta secondaria sulla sedia a rotelle. La ragazza ha voluto leggere anche il passo finale del Piccolo Principe di Saint Exupery (“Glielo avevo prestato, a lui era piaciuto molto, e una delle sere che siamo stati a Barcellona eravamo stati ad una festa in un quartiere che era addobbato con figure di cartapesta e disegni del Piccolo Principe”). “Luca è il piccolo principe di tutti, per me era un grande principe. Quando guardate le stelle ricordatevi di lui”. Con voce ferma ha avuto la forza anche di augurare a tutti “di provare almeno la metà delle belle emozioni che Luca ha fatto a provare a me in questo anno e mezzo che siamo stati insieme”.

Anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inviato una corona, così come la Camera e il Senato, mentre in chiesa erano presenti tutte le istituzioni, a partire dal presidente del Veneto Luca Zaia e il viceministro dell’interno Filippo Bubbico. La bara, ricoperta di rose bianche, è stata portata a spalla dai suoi amici dalla camera ardente. Prima della bara, insieme al gonfalone di Bassano, il labaro del Torino Calcio con due atleti delle giovanili, per volere del presidente Urbano Cairo e dell’allenatore Sinisa Mihajlovic, che sono stati vicini alla famiglia di Luca, grande tifoso della squadra, sia pubblicamente che privatamente in questi giorni.

Toccante anche la scelta delle letture: Isaia (“Trasformeranno le loro spade in aratri e le lance in falci. Le nazioni non saranno più in lotta tra loro e cesseranno di prepararsi alla guerra”) e il vangelo di Marco della barca nella tempesta (“Perché avete paura? Non avete ancora fede?”). Nella sua omelia, il vescovo di Vicenza Beniamino Pizziol ha sottolineato come i terroristi compiano i loro gesti “per seminare paura e la paura porta alla paralisi e quando arriva la paralisi tutto può succedere. Ciò che risulta per noi ancor più insopportabile è l’idea e il fatto che qualcuno possa arrivare ad uccidere in nome di una religione, in nome di Dio.  Non dobbiamo abbandonarci alla paura e tanto meno rassegnarci o peggio ancora assuefarci a questi vili atti di terrorismo! La vita di Luca non termina con la sua morte, noi tutti siamo impegnati e Marta per prima, a far continuare nelle nostre famiglie, nelle nostre comunità, tutte le cose più belle e più importanti che Luca ci ha testimoniato nei suoi 25 anni di vita”.

La fiaccolata. Dolore ma anche emozioni e la determinazione e non rendere vana la morte di Luca Russo erano emersi anche ieri sera nel corso della fiaccolata organizzata dall’amministrazione comunale per ricordare il ragazzo. Per lui c’erano le luci delle mille fiaccole e delle tremila persone presenti. Un fiume di persone – davanti i familiari e gli amici, solo dietro le istituzioni con molti sindaci, parlamentari, consiglieri e assessori regionali – che si è snodato da via dei Martiri fino a piazza della Libertà, dove si sono susseguiti gli emozionati e commoventi ricordi degli amici, della sorella, ma anche del sindaco di Bassano, del parroco don Andrea Guglielmi e di un rappresentante della comunità islamica veneta, che ai terroristi ha riservato parole durissime.

“Vogliamo e possiamo essere il più vicini possibile alle persone che stanno soffrendo per la morte di Luca e siamo qui per questo, per partecipare e portare luce. Troveremo insieme anche i modi più opportuni per fissare nel tempo per sempre la vita di Luca, la ricchezza della sua personalità, ciò che è stato, che continua e continuerà ad essere, tutto quello che tra poco ci racconteranno i suoi amici” ha affermato il sindaco di Bassano Riccardo Poletto, che ha ricordato come non sia sufficiente condannare e proteggersi da terrorismo, ma serva anche combattere: “Le nostre armi sono il coraggio, il radicamento dei nostri valori, la cultura, i processi educativi, l’intelligence, le nostre forze dell’ordine, i nostri militari. La nostra forza sono i nostri legami, il sentirsi parte di una comunità, come ci stanno testimoniando straordinariamente Marta, Chiara, Simone, Paola, e tutti i loro familiari, parenti e amici”.

E poi sono iniziati i ricordi degli amici: chi gli ha dedicato una poesia  sul suo cuore granata, chi ha ricordato i viaggi in treno per andare all’università ed episodi divertenti vissuti insieme, chi i sacrifici che ha fatto per dare forma ad una vita che ora, con l’inizio del lavoro, iniziava a concretizzarsi. E’ stato letto anche un messaggio di Luca sulla necessità dell’amore, il non bastare a se stessi. “A Luca la superficialità non apparteneva, era una persona sempre attenta alle relazioni” ha ricordato puntualmente un amico. L’abate Andrea Guglielmi (“in questi giorni sono un mendicante di parole”) ha letto un brano di Italo Calvino (“Dobbiamo cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio”) e di Malala, premio Nobel per la Pace. Applaudito l’intervento dell’imam in rappresentanza della comunità islamica del Veneto, Bouchajib Tanji che si è rivolto ai terroristi: “Voi uccidete nel nome della fede ma Dio non ve l’ha ordinato. Uccidete perché siete degli assassini e dei criminali e io sono qua per pregare per Luca e per la sua famiglia”.

L’ultimo intervento è stato quello della sorella Chiara: “Voglio dire a Luca, se mi sente, che siamo tutti orgogliosi di lui. Le tue battaglie Luca ora le affronterò io. Sarai il mio guerriero per sempre”.