Referendum, reazioni della politica veneta. Esultano destra e M5S, PD ammette sconfitta

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Foto Ansa. Il premier Renzi con la moglie Agnese dopo l'annuncio delle dimissioni

Dopo la vittoria del NO alla consultazione referendaria tenutasi ieri è già tempo di trarre i primi bilanci di quella che è stata una giornata decisiva per la politica e la vita amministrativa italiana. Gli esponenti vicentini delle rispettive parti politiche hanno commentato l’esito del voto che ha portato alle dimissioni del Premier Matteo Renzi, con Lega Nord, Fratelli d’Italia e Movimento 5 Stelle ad esultare per la vittoria, mentre dalla sponda PD tanta delusione per la pesante sconfitta.

Tra i primi a parlare è stato il capogruppo del Partito Democratico Veneto Alessandra Moretti, che ha affidato ai social network un messaggio carico di orgoglio e di speranza per il futuro politico del centro-sinistra. “Nella vita ho imparato che le sconfitte servono più delle vittorie, quando perdi acquisisci simpatia da parte di quello stesso popolo che fino a qualche minuto prima ti odiava – ha scritto – perché in questo Paese di mediocri e di invidiosi, chi ha successo va malmenato, va ridimensionato, va punito. Ieri sera Matteo Renzi ha ammesso la sconfitta e con la sua umana coerenza ha dato le dimissioni assumendosene tutta la responsabilità. Io sono fiera di Matteo Renzi e gli sono grata per come ha condotto questa grande battaglia e per come ha ammesso la sconfitta. Volevamo diminuire il numero delle poltrone e gli enti inutili. Alla fine, a lasciare la poltrona è l’unico che meritava di restare – ha concluso – ripartiamo da qui con una leadership autorevole. Perché dalle sconfitte ci si rialza più forti di prima e noi siamo già in piedi a guardare al futuro senza paura”.
Più dimessa invece la sua collega Rosanna Filippi, senatrice piddina di Bassano del Grappa. “Il risultato è chiaro – ha dichiarato – Il Si è stato sconfitto e basta. Io personalmente sono tra gli sconfitti. Anche se il mio seggio a Palazzo Madama è salvo. Il No ha vinto. Adesso tocca a loro”.

Di tutt’altro tenore come è facile aspettarsi le reazione di coloro che in questi mesi si sono battuti perché il NO prevalga. Lega Nord, Fratelli d’Italia, Alleanza Nazionale e Movimento 5 Stelle hanno infatti levato un coro unanime e soddisfatto per l’esito referendario. “Grazie, grazie e ancora grazie! Questo risultato dà ancora più forza al messaggio dei cittadini – ha esultato Jacopo Berti, capogruppo veneto 5 Stelle – la causa dei problemi di questo Paese è la classe politica che ci governa, non la Costituzione. Per questo è arrivata l’ora di cambiarla questa classe politica, con un Governo 5 Stelle!”.
Assieme ai grillini a caldeggiare subito la proposta di elezioni anche Sergio Berlato, Coordinatore regionale di Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale. “La valanga di NO ha travolto Renzi ed il suo Governo, troppo attenti agli interessi delle lobbie finanziarie e bancarie, ma poco attenti alle esigenze delle imprese, delle famiglie e dei cittadini – ha detto – ora non vogliamo altri Governi tecnici. Adesso bisogna restituire al più presto agli italiani il diritto di eleggersi i propri rappresentanti in Parlamento”.
Grande soddisfazione infine tra i ranghi della Lega Nord, il cui leader nazionale Matteo Salvini era stato l’esponente più in vista del comitato per il NO. “Ha perso il centralismo, ha vinto la democrazia!” ha dichiarato sinteticamente l’onorevole Filippo Busin, cui ha fatto eco il capogruppo Roberto Ciambetti. “Il dato del voto Veneto è emblematico nella sua straordinaria difesa della democrazia – ha affermato – è il segnale della volontà popolare che ci spinge a conquistare la nostra autonomia da Roma per avere un governo migliore e più giusto. Non servo delle èlite, ma al servizio del popolo”.

Anche il Presidente di Confindustria Vicenza Luciano Vescovi ha commentato l’esito del referendum. “Come Confindustria abbiamo dichiarato chiaramente di appoggiare il SI – ha detto – non soltanto perché in questi ultimi vent’anni abbiamo sempre sostenuto la necessità di riforme strutturali a tutto tondo per il paese, ma anche per evitare proprio questo scenario di instabilità che ora invece ci sta di nuovo davanti. Con le premesse che stiamo già vedendo in queste ore, nei prossimi mesi rimarrà ancora un clima arroventato di campagna elettorale. Noi non possiamo che tornare a insistere sulla necessità di stabilità e di punti fermi – ha concluso – perché le imprese hanno bisogno di questo per continuare a essere competitive e a garantire quella creazione di ricchezza e di lavoro senza la quale il paese si ferma”.