Ripartiranno martedì gli ibis eremita di passaggio all’aeroporto. Morto un esemplare

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Grande via vai ieri all’aeroporto di Thiene per ammirare gli ibis eremita giunti venerdì e a riposo nella nostra zona fino alla ripartenza, che se non ci sono intoppi avverrà domattina (doveva essere oggi ma le previsioni meteo hanno fatto optare per il rinvio).

Il Waldrapp team che li sta accompagnando si sta prendendo cura di loro. Tutti gli esemplari sono dotati di una trasmittente dotate di un sistema di geolocalizzazione. Quella thienese è una tappa intermedia fra la Germania e la Toscana, dove sverneranno. Si tratta della quarta migrazione guidata. Sono 29 esemplari e sono nati in aprile di quest’anno, dopo un periodo d’incubazione di 28 giorni. “Purtroppo mancano all’appello due esemplari – spiega il veterinario Massimo Nicolussi di Schio che ieri è stato a visitarli ieri – uno a causa di una frattura alla tibia, l’altro per ingestione di corpi estranei. Entrambi sono già stati operati dal mio collega Lorenzo Crosta in collaborazione con Petra Schnitzer e avranno una lunga convalescenza”. La notizia di stamane però è che l’ibis che aveva ingerito del metallo, nonostante l’operazione avvenuta nei giorni scorsi a Bolzano, non ce l’ha fatta. Il secondo esemplare ferito aveva subito invece una frattura nella fase di atterraggio a Thiene e sta meglio, ma ovviamente non potrà tornare in volo domattina con gli altri.

La tappa thienese è l’occasione per conoscere più da vicino questa specie in via di estinzione. “La deposizione delle uova – spiega il biologo Jhoannes Fritz, responsabile del progetto europeo di reinserimento degli ibis – prevede che ogni coppia deponga dalle due alle quattro uova. Questo stormo proviene dal Tier Park di Rosegg. I piccoli, una volta schiuse le uova, vengono lasciati massimo otto giorni con i genitori, per poi essere allevati dalle madri adottive (qui il video del Parco Natura Viva di Verona, partner del progetto), ossia esseri umani che saranno le loro guide future per tutto il percorso migratorio con gli ultraleggeri”.

La rotta migratoria viene infatti loro insegnata la prima volta. “Il Waldrapp team mi ha spiegato che è necessario un periodo di apprendistato che loro chiamano training camp – aggiunge Nicolussi – che questa volta si è tenuto presso il lago di Costanza, da dove è partita la migrazione lo scorso 14 agosto. In questo periodo gli ibis hanno avuto tutto il tempo di allenarsi al volo e di abituarsi al rumore degli ultraleggeri e degli eventuali aeroplani che possono decollare dai piccoli aeroporti che potranno servire come punto base di sosta lungo la rotta migratoria. Gli inconvenienti durante il viaggio possono essere innumerevoli, come lo è stato il doppio attacco dell’aquila reale che ha disperso il gruppo, costringendolo ad un atterraggio non previsto a Meltina, in provincia di Bolzano. L’incontro con i rapaci è frequente, dato che per favorire il volo durante la migrazione gli ultraleggeri privilegiano le aree con più correnti ascensionali, ossia termiche e in prossimità delle pareti rocciose, quindi zone già frequentate da altri uccelli”.

Gli atterraggi dello stormo non sempre sono agevoli. Il team ha dovuto ad esempio escludere quello di Cavalese, che era invece previsto. “Ciò può anche essere dovuto a problemi ambientali, legati ad esempio a valli troppo strette o a presenza di coltivazioni di alberi da frutto a filare, come i meli, che costringono gli ultraleggeri a prendere in velocità decisioni alternative per non perdere il contatto con lo stormo” spiega Nicolussi.

Il progetto per il reinserimento in natura degli ibis eremita (specie in via di estinzione), è iniziato nel 2002 e dal 2014 fa parte del progetto europeo LIFE+biodiversità, che terminerà nel 2019. Ad esso partecipano anche sponsor privati. La speranza del team è che venga rinnovato per altri sei anni, in modo da arrivare ad avere circa 300-400 ibis ben inseriti in natura. “Sono numeri ancora lontani dai circa 60 individui attuali” sottolinea Nicolussi, conosciuto per la sua attività di veterinario di fauna selvaggia.

Gli ibis trascorreranno circa due inverni nei pressi di Orbetello, luogo di svernamento, dopodiché, raggiunta la maturità sessuale (a 2-3 anni), potranno ritornare a riprodursi nei luoghi di nascita. “Riusciranno a farlo perché avranno memorizzato la rotta migratoria al contrario in maniera indelebile. La vita di un ibis in cattività può raggiungere i 30 anni, mentre in natura 10-15, anche se la media è molto inferiore” conclude Nicolussi. Per nutrirli si usa una miscela tritata di ratti, pulcini, cuore di bue e ricotta, a cui vengono aggiunti vitamine e minerali come pietruzze e gusci di lumaca.

La tappa successiva a quella di Thiene sarà valle Gaffaro a sud di Venezia.