Delgado, l’elettricista ferito dal colpo di fucile: “Fanno più male i commenti meschini”

Ascolta l'audio
...caricamento in corso...
Delgado in azione durante una partita di calcetto pochi giorni prima del ferimento (foto Dotsports)

“La ferita fisica presto si rimarginerà. Più difficile quella psicologica, non sarà facile tornare fuori  come prima”. Più passano i giorni e si affievolisce il dolore, più aumentano i dubbi e si acuisce la sensazione di disagio per Lenine “Lenny” Delgado, l’elettricista di 33 anni ferito da un colpo di carabina nel centro di Cassola. Il bersaglio umano dell’incomprensibile atto, che dall’isola di Capoverde dove è nato ora si trova a Isola Vicentina dove abita, si è ritrovato suo malgrado sulla bocca di tutti, in particolare dei giornalisti dei media di tutta Italia dopo l’episodio che lo ha riguardato. Accostandolo all’odio razziale e ad altri fatti (per niente?) analoghi accaduti in tempi recenti.

Il fatto di cronaca è spiegato nel nostro precedente articolo. “Si parla tanto di razzismo – dice Delgado raggiunto telefonicamente nella sua casa – collegando il mio caso ad altri, in realtà per quanto mi riguarda non credo si tratti di questo, anche se ancora non me lo spiego.”

Intanto, come sta Lenny dopo il grande spavento e il pericolo scampato?
“Adesso va decisamente meglio – ci confida -. La ferita alla base della schiena è ancora aperta ma credo che tra qualche giorno potrò tornare a muovermi liberamente”.

Cosa ricorda di quegli attimi di giovedì scorso?
“Ero concentrato sul lavoro, improvvisamente ho sentito una fitta al fianco in zona lombare. Il primo pensiero è stato che mi avesse punto una vespa e sono sceso dal ponteggio. Con i guanti da lavoro non riuscivo ad avere sensibilità e togliermi cintura e maglietta, mi ha aiutato un collega che ha visto del sangue uscire da un buco sulla pelle.”

Ha provato a spiegarselo, a capire le ragioni del gesto del 40enne di origini argentine che ha sparato? Un gioco, un errore, per noia o appunto per una sorta di rancore non meglio definito?
“Non lo so, è un gesto incomprensibile. Sono una persona che non dà fastidio a nessuno. Più che il dolore – spiega amareggiato – patito per il colpo, però, a fare veramente male oggi sono i commenti ignoranti scritti da gente cattiva e meschina dopo gli articoli apparsi ovunque, tra l’altro alcuni dei quali senza nemmeno provare a interpellarmi.”

Delgado e il pallone. Che dovrà attendere un bel po’ per tornare a calciare, ma con la rassicurazione di poterlo fare una volta guarito. A Lenny venerdì sera è stato dedicato un saluto speciale, da poco lontano, vale a dire dalla piazza di Villaverla dove si stavano disputando le semifinali del Trofeo Hoffmann. Anche lui avrebbe dovuto essere in campo, in divisa giallonera, a giocarsi un posto nella finalissima. Non aver potuto partecipare nè almeno tifare i compagni si è rivelato un cruccio.
“Eh sì, purtroppo ho dovuto rinunciare proprio sul più bello – confida – , nelle fasi finali. Mi dispiace, volevo aiutare i miei compagni a Villaverla, ma so che si sono comportati bene e sono arrivati al terzo posto, li ringrazio dei saluti”.

Non a caso il 33enne capoverdiano d’origine è conosciuto nell’ambiente del calcio dilettantistico vicentino e di recente in quello indoor del calcio a 5. Dopo aver iniziato da juniores con il Maddalene, ha vestito maglia del Vicenza ’91 e altri club per poi passare al futsal, tra Quinto, Marola e di recente Isola, compatibilmente con la sua professione di operaio elettricista.

Ora, dopo una notorietà di certo inaspettata e non voluta, tutto tornerà pian piano alla normalità. “Avrei voluto tutta questa popolarità per il calcio a 5 – ci dice poi attraverso un messaggio – e non per un fatto del genere” e, con questa affermazione, si torna può tornare a sorridere.