Amazzonia in fiamme: Bolsonaro ci ripensa e accetta gli aiuti. Brucia anche l’Africa

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Il Brasile ci ripensa e accetterà gli aiuti internazionali per combattere gli incendi e la deforestazione in Amazzonia, ma solo se “chi promuove le donazioni capisce che la gestione di queste risorse, è competenza del governo brasiliano”.

A sottolinearlo è stato Otavio Rego Barrios, il portavoce del presidente Jair Bolsonaro, dopo l’offerta di assistenza arrivata dal G7.

In un primo momento Bolsonaro aveva rifiutato i 20 milioni di aiuti promessi dai Paesi europei, riuniti a Biarritz, in Francia. Il motivo era da attribuire alle parole rivolte dal presidente francese, Emmanuel Macron, all’omologo brasiliano, che pretendeva quindi delle scuse formali. “Anzitutto, il signor Macron deve ritirare gli insulti che ha rivolto alla mia persona.

Perché mi risulta che mi ha dato del bugiardo”, aveva spiegato Bolsonaro. Prima dell’inizio del G7, l’Eliseo aveva infatti diffuso una nota durissima nella quale aveva scritto che “Bolsonaro ha mentito al vertice del G20 di giugno a Osaka, decidendo di non rispettare i suoi impegni sul clima”.

Poi un parziale passo indietro: “Qualsiasi risorsa che venga dall’estero per aiutarci nella nostra attuale lotta contro gli incendi è benvenuta”, ha detto il portavoce di Bolsonaro. dunque la richiesta di scuse personali del presidente francese Emmanuel Macron da parte di Jair Bolsonaro sembra non essere più una condizione necessaria perché si stabilisca un dialogo di Brasilia con il G7 .

L’Amazzonia intanto continua a bruciare: il polmone della Terra, da gennaio a oggi, ha visto le fiamme cancellare il 51% della foresta, con un aumento del numero del numero di incendi dell’80% rispetto al 2018 secondo i dati satellitari dell’Inpe, l’Isituto per le indagini ambientali brasiliano. Nonostante queste e videnze scinetifiche per il governo brasiliano “i roghi sono sotto controllo”.

Intanto oggi il presidente brasiliano ha ricevuto l’ennesimo tweet di elogio da parte di Donald Trump, che ha sottolineato il suo “ottimo lavoro per i brasiliani e contro gli incendi”.

Dal Canada invece arriva la proposta concreta del premier, Justin Trudeau che, ha offerto a Brasile e Bolivia i bombardieri d’acqua e 15 milioni di dollari.

Gli altri aiuti: tra le aziende e le grandi fondazioni, oltre a Lvmh (15 mln dollari) e alla Earth Alliance di Leonardo di Caprio (5 mln dollari), si mobilita anche Apple: “E’ sconvolgente vedere fiamme e distruzione devastare la foresta amazzonica, uno degli ecosistemi più importanti del mondo”, ha twittato il Ceo della società della Mela, Tim Cook. “Apple – ha annunciato – farà donazioni per contribuire a preservare la sua biodiversità e ripristinare l’indispensabile foresta amazzonica in America Latina”.

Quanto allo stanziamento deciso a Biarritz, Evo Morales ha commentato: “E’ un contributo piccolo, ma non può trattarsi di un aiuto bensì di un obbligo, che tutti i popoli hanno verso la salvaguardia dell’ecosistema”, ha sottolineato il presidente della Bolivia, impegnato a fronteggiare la stessa emergenza nella parte di Amazzonia che rientra in territorio boliviano ma anch’egli sotto accusa per aver favorito l’agricoltura intensiva all’origine della deforestazione.

Anche l’Africa brucia: e mentre l’attenzione mondiale è tutta catalizzata dall’Amazzonia, in n Africa, in particolare in Angola e Congo, negli ultimi giorni il numero di roghi è stato sensibilmente superiore rispetto a quelli registrati in Brasile. Le fiamme che stanno divorando questa porzione dell’Africa centrale non hanno però ricevuto la stessa copertura mediatica, ma soprattutto non hanno destato reazioni solerti nella comunità internazionale.