Patrick Zaki è libero: scarcerato oggi da un commissariato di Mansura

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Foto Facebook Amnesty Bologna

Patrick Zaki è stato scarcerato da un commissariato di Mansura. Ieri era arrivata la decisione del tribunale: lo studente doveva tornare libero anche se le accuse a suo carico restano valide. Il giovane, in prigione dal 7 febbraio 2020, appena uscito ha detto: “Tutto bene. Voglio dire molte grazie agli italiani, a Bologna, all’università, ai miei colleghi, a chiunque mi abbia sostenuto”.

Lo studente universitario ha poi espresso un desiderio: “Vedrò nei prossimi giorni cosa succede: voglio essere in Italia il prima possibile, appena potrò andrò direttamente a Bologna, la mia città, la mia gente, la mia università”.

Appena varcata la porta del commissariato lo studente dell’università di Bologna ha alzato la mano con l’indice ed il dito medio alzati in segno di “vittoria”, poi l’abbraccio con la mamma che è avvenuto in una stretta via su cui affaccia il commissariato, fra transenne della polizia del traffico e un camion con rimorchio. Per abbracciare la madre Patrick ha lasciato a terra un sacco bianco di plastica che portava assieme a una borsa nera.

“Aspettavamo di vedere quell’abbraccio da 22 mesi e quell’abbraccio arriva dall’Italia, da tutte le persone, tutti i gruppi e gli enti locali, l’università, i parlamentari che hanno fatto sì che quell’abbraccio arrivasse”. Così Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia commenta la notizia del rilascio di Zaki. “Un abbraccio – dice Noury – soprattutto ai mezzi di informazione che hanno tenuto alta l’attenzione per questi 22 mesi. Ora che abbiamo visto quell’abbraccio aspettiamo che questa libertà non sia provvisoria ma sia permanente. E con questo auspicio arriveremo al primo febbraio, udienza prossima”.

Giovanni Molari, rettore dell’università di Bologna ha dichiarato: “Oggi è una giornata di festa, anche se non bisogna abbassare la guardia fino al completo proscioglimento dalle accuse. Speriamo che Patrick possa mettersi alle spalle questi due anni dolorosi e possa tornare presto ai suoi studi qui a Bologna, nella sua università. Il suo posto è qui, nella nostra comunità, assieme ai suoi compagni e ai docenti che non vedono l’ora di riabbracciarlo”.