Antimafia a Caivano. Piantedosi: “Lo Stato c’è”. Don Patriciello: “Nessuno può lavarsene le mani”

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Chiara Colosimo, presidente della Commissione parlamentare Antimafia, nei prossimi giorni si recherà al Parco Verde di Caivano (Napoli), sede della piazza di spaccio più grande d’Europa e luogo dellin cui a luglio si è consumata la violenza sessuale ai danni due bambine da parte di un branco di giovanissimi. “Lo Stato c’è e a Caivano l’attività delle forze dell’ordine fa segnare quotidianamente successi e risultati molto importanti”, questa la replica del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, a chi accusa le istituzioni di aver lasciato proliferare il degrado.

Don Maurizio Patriciello, il parroco anticlan simbolo della voglia di riscatto del Parco Verde, sottolinea invece che in casi terribili come questo nessuno può lavarsene le mani e dire “io non c’entro”. Il parroco condivide il giudizio di Piantedosi sull’impegno delle forze di polizia, ma ricorda che i problemi del quartiere vanno al di là della questione sicurezza. “Lo Stato – dice  – non è solo la divisa di validissimi investigatori che tanto stanno facendo e ai quali va il nostro ringraziamento. Lo Stato si manifesta anche in altri servizi, come la presenza di una linea di trasporto o di una farmacia”. Al Parco Verde manca tutto questo e molto altro, ricorda il parroco nella messa domenicale chiamando accanto a sé sull’altare un ragazzo che anni fa, in un incontro con il Capo dello Stato, raccontò di dover attraversare ogni mattina cinque piazze di spaccio per arrivare a scuola. Don Patriciello punta poi l’indice contro i troppi silenzi e il clima di omertà.

Don Maurizio vorrebbe parlare di questi problemi con la premier Giorgia Meloni, cui ha rivolto un invito a recarsi al Parco Verde. Il vescovo di Aversa, Angelo Spinillo, spera invece di avere nel napoletano Papa Francesco, durante una futura visita pastorale in Campania, e intanto accusa: “Penso al capannone dove si è consumato l’orrore sulle cuginette, un monumento all’abbandono. Lo Stato non può lasciare che le opportunità restino inutilizzate, sprecate. È una vergogna”.

Prosegue intanto nel massimo riserbo il lavoro dei carabinieri, della procura minorile di Napoli e dei pm di Napoli Nord sulle violenze di gruppo che si sarebbero ripetute per mesi sulle due cuginette di 10 e 12 anni. Una quindicina gli indagati, quasi tutti minorenni, alcuni dei quali non imputabili; una decina i telefonini sequestrati su cui si cercano tracce, in particolare i video delle violenze che sarebbero stati usati per ricattare e costringere al silenzio le due bambine. Del branco avrebbero fatto parte anche due figli dei boss delle piazze di spaccio.