Zaki a Bologna: “Grazie a tutti, è un sogno che si avvera. Ora verità per Giulio Regeni”

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Finalmente Patrick Zaki è in Italia. L’attivista è arrivato ieri pomeriggio a Malpensa: “Sono felice di essere in Italia. È il giorno più importante della mia vita”, ha detto Zaki uscendo dall’aeroporto. Poi in serata si è recato a Bologna dove all’Università ha tenuto una conferenza stampa: il rettore Giovanni Molari gli ha consegnato la pergamena di laurea, conseguita il 5 luglio da remoto.

“Bologna è la mia seconda casa, ho goduto di molto sostegno, ho visto questo sostegno in tre anni e si è visto anche al Cairo. Ringrazio le autorità italiane ed egiziane, le ong, la società civile, i vertici dello stato italiano fino alla presidente del consiglio” ha detto Zaki.

Zaki era stato condannato a tre anni di prigione lo scorso 18 luglio perché accusato di diffusione di notizie false in un articolo: calcolando la custodia cautelare già scontata sarebbe dovuto tornare in carcere per un anno e due mesi. Il giorno successivo però è arrivata la grazia del presidente al- Sisi. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni parlando della liberazione e riferendosi in particolare al rifiuto da parte dell’attivista dell’aereo messo a disposizione dal governo, ha dichiarato: “Per noi era un obiettivo importante, io sono molto contenta di averlo centrato e voglio dire, rispetto al dibattito di questi giorni, che non mi aspetto per questo riconoscenza, non mi interessa. Era giusto farlo e l’abbiamo fatto”.

Il pensiero rivolto a Giulio Regeni. Patrick Zaki ha invocato giustizia per il ricercatore italiano torturato e ucciso al Cairo nel 2016. “La mia è stata una storia di successo, ma in Egitto ci sono ancora centinaia di persone in prigione, chiediamo che vengano rilasciate. Meritano la grazia presidenziale come me. Sento un grande senso di responsabilità nei confronti della mia famiglia e della mia comunità. Oggi sono arrivato in concomitanza con il vertice sulla migrazione e io sono un attivista per i diritti umani, la mia odissea proviene dal fatto che sono un ricercatore e un attivista; questo potrebbe non essere la fine del mio travaglio e il mio impegno per i diritti umani continua. Non do per scontata la mia libertà, non chiudo la porta al passato e sostegno tutti coloro che difendono i diritti umani in Egitto. Spero sia un incipit per i casi ancora aperti in Egitto”.