Referendum fusioni fra comuni: tre “si”. Nascono Colceresa, Valbrenta e Lusiana Conco

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La Prima Commissione del Consiglio Regionale Veneto

Due accoppiate vincenti e un full mancato di un soffio. Il voto popolare – consultivo ma di fatto determinante – sulle ipotesi di accorpamenti tra comuni sancisce i verdetti: via libera alla fusione tra Mason e Molvena che si uniranno in Colceresa, mentre si “sgonfia” l’altro colle toponomastico in ballo, Colbregonza, con Chiuppano a rifiutare l’invito a convolare a nozze dal confinante Carrè. Tra le “coppie” sì al matrimonio tra Lusiana e Conco, a ripristinare logica e forma nella Spettabile Reggenza dei Sette Comuni (attualmente composta da otto enti locali), mentre sul fronte delle famiglie allargate sostanziale ok alla nascita dell’agglomerato Valbrenta – ma Solagna si tira fuori – mentre naufraga Pieve dei Berici, con solo i cittadini di Longare ad auspicare l’unione.

In generale bassa l’affluenza alle urne per i cinque referendum – ha votato in media meno di un cittadino su due, 44% – indetti nella provincia di Vicenza, per totali 14 comuni interessati. Numeri alla mano, previo avvallo della Regione saranno dunque tre le nuove entità locali a ricevere il battesimo ufficiale nel corso del 2019, seguendo l’iter dello scioglimento delle amministrazioni comunali prima di indire le prime tanto storiche quanto uniche elezioni.

Per i fautori del sì nell’Altovicentino e sui Colli Berici le speranze di fusione ora si riducono davvero a zero: Colbregonza e Pieve dei Berici rimarranno sogni nel cassetto.

Valbrenta, un fiume di sì. Ma con un’esondazione a Solagna, dove il fronte del no (544 contrari pari al 63%, e 318 favorevoli) la spunta e costringe a defilarsi il comune più popoloso tra i cinque in lizza, che conta poco meno di 2 mila anime. Campolongo sul Brenta, San Nazario, Valstagna e Cismon del Grappa applaudono invece al coro di sì dando vita in prospettiva ad un “paesotto” di grosso modo 5 mila residenti.

Colceresa, la ciliegia sulla torta. L’abbraccio tra le due comunità di Mason Vicentino (3 mila 500 abitanti) e Molvena (circa 2 mila 500) sforna un impasto da 6 mila futuri concittadini. Il successo dei favorevoli è il più netto, come nella aspettative della vigilia: 953 masonensi e 742 molvenesi approvano il matrimonio, pari a 74,5% e 75,7%. Unico neo l’affluenza bassa: in media solo poco più di un terzo dei promessi sposi ha espresso la propria opinione in merito (36%).

Altopiano a forza sette (comuni). Si avvicinano invece – ma non raggiungono – la soglia del 50% degli aventi diretti gli altopianesi di Lusiana (2.600 anime) e Conco (2.150). Poco male perchè trattandosi di referendum consultivo non sono previsti quorum. L’esito del voto popolare più in alta quota nel Vicentino sancisce un’unione già assodata nel sodalizio calcistico che unisce gli sportivi dei due paesi di confine, ancora per pochi mesi prima di confluire in un’unica entità da quasi 5 mila abitanti. Col brivido, però, visto che dalle parti di Conco si è assistito a un testa a testa degno di una volata da sprinter, conclusa con un margine di soli 12 voti a favore (576 contro 564).

Colbregonza sfuma e “sfusa”. Le due “C” dell’Altovicentino, che condividono già scuole e squadre sportive e tanto altro, rimarranno single nonostante le avances esplicite della comunità di Carrè: non bastano 932 voti validi per il sì (75%), il fidanzamento salta per il no di Chiuppano espresso attraverso i pareri dal 57,7% dei chiuppanesi, 700 persone a schierarsi contro il matrimonio proprio in dirittura d’altare. Il dato complessivo premierebbe l’unione, ma si tratta solo di dato statistico. Così come accaduto ad Arsiero e Tonezza un anno fa, un’altra fusione nell’Altovicentino non s’ha da fare.

La Pieve mormorava. Longare contro tutti nell’area a sud di del capoluogo, come si vociferava dove i pronostici davano per scontato il ruolo di capovoga del comune più cospicuo in termini di residenti (circa 5.700). A remare legittimamente contro le comunità di Nanto e Castegnero (3.100 e 2.900 anime), mandando alla deriva l’agglomerato urbano più importante della tornata referendaria, che avrebbe dato vita a una cittadina ben oltre i 10 mila abitanti. Non basta il 77% di Longare, non corroborato dai 45% e 44% di Castegnero e Nanto, in sintonia nelle motivazioni e nei numeri. Il triangolo no, a conti fatti, e ognuno proseguirà per la propria strada.

Tutti i dati con i rispettivi pesi specifici saranno analizzati dalla Regione Veneto, chiamata ad esprimersi entro fine febbraio per avvallare le indicazioni del voto popolare.