Da Palazzo Serbelloni a Villa Saraceno: per due giorni il Fai apre le porte ai luoghi d’arte meno noti

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Villa Saraceno ad Agugliaro

Chiusi da anni o, comunque, non facilmente accessibili. Sono quei luoghi belli ma poco conosciuti che per due giorni all’anno diventano di tutti. Ad aprire le porte a questi monumenti (che siano chiese, musei, chiostri, palazzi privati, giardini o altro) è il Fondo ambiente italiano, meglio conosciuto con l’acronimo Fai, che quest’anno festeggia i 25 anni delle Giornate di primavera.

Nel Vicentino, come in tutta Italia, domani e domenica in via straordinaria si potranno visitare alcuni luoghi particolari, dalle 10 alle 18, lasciando un’offerta libera. A condurre alla scoperta di queste opere d’arte saranno delle guide d’eccezione. Si tratta dei “ciceroni” ovvero di oltre un centinaio di ragazzi delle scuole superiori della provincia che, preparati ad hoc, illustreranno i luoghi aperti. Quest’anno il Fai vicentino ha scelto di concentrarsi su sette opere. Nel capoluogo sarà a disposizione dei visitatori Palazzo Serbelloni di contra’ Oratorio dei Proti, di proprietà dell’Ipab di Vicenza e chiuso da quasi 25 anni, oltre che il caveau di Palazzo Leoni Montanari in contra’ Santa Corona. L’impegno della sezione Giovani del Fai, invece, ha permesso di aprire per questi due giorni Villa Saraceno, la costruzione palladiana che sorge ad Agugliaro, di proprietà della fondazione inglese The Landmark Trust. Ad Arzignano  invece, saranno aperte le chiese dei Santissimi Rocco e Bernardino e di San Bernardino. A Marostica, infine, sono state scelti per l’occasione Palazzo Doglione (esclusivamente ai soci Fai) e le chiese di Sant’Antonio Abate e del Carmine.

Le Giornate sono aperte a tutti, ma un trattamento di favore viene riservato agli iscritti Fai,  a loro saranno dedicate visite esclusive, corsie preferenziali ed eventi speciali. «In Veneto, la regione più visitata con più di 60 milioni di turisti l’anno, il Fai è cresciuto – sottolinea la presidente regionale Ines Lanfranchi Thomas -: gli iscritti sono aumentati e i gruppi Fai Giovani raddoppiati in questi ultimi due anni”.

COSA SI POTRA’ VEDERE NEL VICENTINO

Caveau di Palazzo Leoni Montanari – Le Gallerie d’Italia – Palazzo Leoni Montanari, polo culturale e museale di Intesa Sanpaolo a Vicenza, sono allestite in una dimora seicentesca, caratterizzata da un’esuberante decorazione interna di gusto barocco. Vi sono esposte in via permanente tre collezioni d’arte appartenenti alla Banca: il piano nobile presenta nuclei di vasi tratti dalla raccolta di ceramiche attiche e magnogreche e un corpus di dipinti del Settecento veneto, mentre al piano alto è accolta la collezione di icone russe, ritenuta la più importante presente in occidente. Nei locali annessi alle Gallerie trovano sede, un deposito di opere d’arte, un laboratorio di restauro e una biblioteca specialistica (Fotogallery).

Palazzo Serbelloni – Nel lato orientale di contra’ Oratorio dei Proti a Vicenza, separato dall’Istituto Proti da uno stretto vicolo, si trova Palazzo Sale Serbelloni. Nel 1563-1564 l’estimo registra una proprietà in sito di Giacomo Trento; nel 1690 però la proprietà passa da Ludovico Caldogno a Ottavio Sale, cedendola in uso. Il figlio Antonio Sale, dopo trattative in atto fin dal 1693, acquista l’edificio al quale vengono apportati molti miglioramenti, eccetto la facciata. Questa fu definita entro il 1711, quando Giandomenico Dall’Acqua la riporta, insieme alla pianta del Palazzo, nella sua “Descrizione iconografica di Vicenza”.

Chiesa dei Santissimi Rocco e Sebastiano di Arzignano – La costruzione della chiesa attuale risale al 1630 quale ex voto per la liberazione dalla famosa epidemia di peste di manzoniana memoria e fu eretta accanto al luogo dove, per la distanza dall’abitato, vi era il lazzaretto e venivano sepolti i morti appestati. Tuttavia già circa 100 anni prima (1525-1530, a seguito della pestilenza degli anni della guerra di Cambrai) esisteva una piccola ‘chiesuola’ che risulta ingrandita nel 1550 con la collocazione nel presbiterio della pala d’altare (oggi sulla parete di sinistra) dedicata a San Rocco che visita gli appestati, attribuita a Domenico Riva (o dalla Riva) di Venezia.

Chiesa e Oratorio di San Bernardino di Arzignano – La chiesa convento dei Cappuccini venne consacrata nel 1609 e da quel momento la Comunità di Arzignano ebbe sempre cura di questa chiesa e del convento rifornendoli di olio per le lampade e di candele per gli altari arrivando a riparare e conservare a proprie spese la struttura. Questa simpatia speciale per i frati cappuccini è testimone dell’opera religiosa e sociale che essi svolgevano per la comunità ma che valicava anche i confini del territorio comunale spingendosi da Marana e Campodalbero fino a Brendola; nel territorio veronese e anche in quello trentino.

Palazzo Doglione di Marostica – E’ sempre stato il centro nevralgico delle attività gestionali e amministrative della città. Dapprima fu Sala del Consiglio Generale e Consiglio dei Trenta, con annessa la ‘cancelleria dei nodari’. Tra le arcate della Loggia ogni martedì si tenevano gli incontri fra i nodari e coloro che avevano da vendere o comprare qualche bene. A seguire divenne Monte di Pietà. Anche dopo la caduta della Serenissima il Doglione mantenne il suo ruolo civile, sede di molte società amministrative, fino al 1924 anno in cui la Banca Popolare di Marostica ne divenne proprietaria. Sarà possibile vedere la collezione di ceramiche, quadri e l’imponente opera ‘ Il Buon Governo’ di Gigi Carron. Ingresso esclusivo per i soci Fai (Fotogallery).

Chiesa di Sant’Antonio Abate e Chiesa del Carmine di Marostica –  Salendo per Via Sant’Antonio lungo una via selciata con un tratto di portici tra i più antichi della città, si raggiungono la chiesa e l’ex convento di Sant’Antonio Abate; di fronte è la Scholetta del Santissimo Sacramento e, un pò più in alto, sopra la scalinata in pietra, campeggia la chiesa del Carmine con il suo splendido Oratorio. Questa ‘conversazione tra facciate sacre’ si pone entro il tracciato urbano e arriva fino i confini delle mura del Castello Superiore. Tra queste antiche mura troveremo personaggi della Partita a Scacchi, lavoratori della paglia e maestri del vetro (Fotogallery).

Villa Saraceno di Agugliaro – Dopo molti anni di degrado, è stata completamente ristrutturata ed in modo egregio per opera della società inglese The Landmark Trust. Il progetto della villa, che fu costruita da Palladio nel 1548 ca., è inserito nei Quattro Libri, e prevede due barchesse laterali formate rispettivamente da due bracci. Venne eretta, e solo in parte, quella di destra. Il prospetto del corpo padronale presenta, nella sezione mediana leggermente aggettante, tre fornici coronati dal frontone triangolare secondo uno schema già visto in altre fabbriche (Fotogallery).