I sindaci vicentini scrivono al governo: “Non lasciate soli i nuovi poveri, danneggiati dalla Bpvi”

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Una manifestazione dei risparmiatori azzerati

Riuniti in assemblea a villa Cordellina di Montecchio Maggiore, ieri i sindaci del Vicentino (presenti 83 su 120) hanno approvato all’unanimità un ordine del giorno che esprime solidarietà alle famiglie e alle imprese che soffrono gli effetti della messa in liquidazione della Banca Popolare di Vicenza. “Come sindaci abbiamo il dovere di far sentire la nostra voce – ha affermato il presidente della Provincia e sindaco di Vicenza Achille Variati – e di chiedere al governo di prevedere delle norme  atte a dare risposte agli azionisti danneggiati a valere su un fondo pubblico di garanzia. Chiediamo idonee risorse anche per i Comuni, per  poter dare risposte in termini assistenziali ai cittadini che si trovano e si troveranno in stato di bisogno a causa di questa situazione”.

Qui di seguito il testo della lettera che verrà inviata al governo e al Parlamento:

“La vicenda delle due banche venete ed in particolare di Banca Popolare di Vicenza, poste in liquidazione coatta amministrativa, ha creato una grave situazione dai pesantissimi risvolti finanziari economici e sociali. Banca Popolare di Vicenza quale banca cooperativa ha rappresentato nel tempo una vicinanza finanziaria non solo nei confronti delle famiglie ma anche delle imprese spesso piccole e a bassa capitalizzazione. Nei lunghi tempi della crisi l’azione bancaria ha spesso rappresentato un sicuro riferimento senza il quale ancor peggiore sarebbe stata la situazione occupazionale nel territorio. Per anni la Banca aveva garantito la sua solidità al punto da raccogliere risparmio sotto forma di azioni che sembravano sicure e indenni dalla turbolenze del mercato borsistico. Ferme le gravissime responsabilità, in fase di accertamento anche da parte della Procura della Repubblica, sia relative agli ex amministratori, sia relative alla dirigenza, sia relative a chi doveva controllare, ad iniziare da Banca d’Italia, ora la liquidazione coatta delle banche garantisce la continuità dell’attività bancaria, i correntisti, i dipendenti, i possessori di obbligazioni anche subordinate, ma non considera il grave danno subito dagli azionisti, spesso piccoli azionisti risparmiatori che si ritrovano ora con un valore azzerato. Ciò comporta un aumento di povertà nel territorio a cui i Comuni saranno tenuti a sopperire mediante offerta contributiva e assistenziale. Non vi è alcuna garanzia che possano essere recuperate risorse per un ristoro degli azionisti che per ragioni di controversie relative a fatti avvenuti prima della liquidazione delle due banche dimostrino di essere stati truffati o con evidenti violazioni dei doveri di informazione del cliente e di corretta esecuzione delle operazioni. I sindaci rappresentanti dei territori ove questo fenomeno risulta assai diffuso chiedono al Governo e al Parlamento: di prevedere delle norme atte a dare risposte a questi azionisti danneggiati a valere su un fondo pubblico di garanzia; di salvaguardare la stabilità del sistema produttivo veneto attivando meccanismi di garanzia nei confronti dei finanziamenti concessi; di salvaguardare le linee di credito concesse anche nei confronti dei privati cittadini; nelle prossime leggi di bilancio siano messe a disposizione idonee risorse ai Comuni maggiormente interessati dell’impoverimento del tessuto sociale; di assicurare al territorio il godimento del patrimonio d’arte di proprietà delle ex banche popolari”.