Bologna, Salvini citofona a un tunisino accusandolo di spaccio: scoppia il caso

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A pochi giorni dalla fine della campagna elettorale per le elezioni regionali in Emilia Romagna, Matteo Salvini continua a battere la regione casa per casa. Ma le sue iniziative non mancano di destare scalpore, anzi. Il gesto dell’ex ministro dell’Interno, che ieri a Bologna ha citofonato a casa di un cittadino tunisino accusandolo di spaccio, rischia di diventare un caso politico-diplomatico.

La vicenda ha infatti suscitato lo sdegno del vicepresidente del Parlamento di Tunisi, Osama Sghaier, che ha definito quello di Salvini “un atteggiamento razzista e vergognoso che mina i rapporti tra i due Paesi”. “Salvini è un irresponsabile perché non è la prima volta che prende atteggiamenti vergognosi nei confronti della popolazione tunisina – ha sottolineato Sghaier –  Lui continua ad essere razzista e mina le relazioni che ci sono tra la popolazione italiana e la nostra. I nostri paesi hanno ottimi rapporti. I tunisini in Italia pagano le tasse e quelle tasse servono anche a pagare lo stipendio di Salvini. Dunque si tratta di un gesto puramente razzista”.

Immediata la replica del leader leghista, che ha risposto: “Il vicepresidente mi accusa di razzismo? Io ho raccolto il grido di dolore di una mamma coraggio che ha perso il figlio per la droga. Un atto di riconoscenza che dovremmo fare tutti: la lotta agli spacciatori dovrebbe unire e non dividere. Tolleranza zero contro droga e spacciatori di morte: per noi è una priorità. In Emilia Romagna e in tutta Italia ci sono immigrati per bene, che si sono integrati e che rispettano le leggi. Ma chi spaccia è un problema per tutti: che sia straniero o italiano, non fa nessuna differenza”.

Il blitz di Salvini ha scatenato, ovviamente, le polemiche anche dentro ai confini nazionali. Duro è l’attacco di Nicola Morra, presidente della commissione parlamentare antimafia che afferma: “Suonare al citofono, accusare senza prove una persona: in questo si sostanzia il coraggio del codardo, accompagnato da un codazzo di idolatri, che ricorda i momenti più bui dello squadrismo fascista. Un atto grave, che mina alle fondamenta la nostra democrazia ed i valori del vivere civile”.

Indignato anche il candidato del Pd alle Regionali in Emilia-Romagna. “È davvero uno scadimento del livello di civiltà – ha commentato Stefano Bonaccini – anche perché non credo competa a un ex ministro dell’Interno suonare a un citofono di chicchessia per verificare, devono essere altri, che hanno la competenza e la responsabilità di poterlo fare”.

Intanto il 17enne protagonista della spiacevole vicenda, si difende e annuncia querele. Il giovane tunisino dice di voler portare in tribunale la donna che ha accusato la sua famiglia davanti all’ex ministro, indicandogli la casa.