Devianza giovanile, Marigo: “Gli adolescenti chiedono ascolto”

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Da un lato, alcuni delinquenti veri e propri: a volte giovanissimi, più spesso maggiorenni, quasi sempre stranieri. Dall’altro, gruppetti di ragazzi  che vivono sul crinale della legalità, in particolare per quel che riguarda vandalismi e l’abuso di alcol e droghe. In mezzo la noia, il tempo letteralmente perso, la mancanza di senso e la ricerca – spesso per vie sbagliate – di una identità e di un proprio spazio da occupare nella società. Spesso, ma non sempre, si tratta di giovani delle seconde generazioni, figli di lavoratori arrivati nello scledense prima che nascessero o quando erano piccolissimi.

A Schio, e più in generale nell’Alto Vicentino, sul fronte della sicurezza c’è l’impegno delle forze dell’ordine per mettere fine alle azioni delle bande di giovanissimi. Gli episodi avvenuti negli ultimi mesi nei centri di Schio, Thiene e anche a Malo, fra accoltellamenti, minacce, spaccio, furti e vandalismi, non possono però non interrogare anche da un punto di vista sociale. Non basta, insomma agire sulla leva della sicurezza, occorre anche comprendere, soprattutto per prevenire.

“Sul versante adolescenti abbiamo iniziato nel 2016 alcuni progetti sperimentali – spiega Cristina Marigo, assessore al sociale a Schio – nei luoghi tipici di vita dei giovani, come la famiglia, la scuola e la strada. Le loro compagnie informali richiedono approcci diversi da quelli convenzionali”. E’ il caso del progetto Pianeta Adolescenti (seguito di Schio Comunità Educante”): sul corretto uso dei social network, sul senso civico e la partecipazione, sulla dispersione scolastica, il divenire adulti. Fra le iniziative più importanti, l’esperienza dello Spazio Aperto e quella dell’educativa di strada. Il primo si concretizza in alcuni locali autogestiti presso l’ex asilo nido Bambi (lo frequentano una decina di ragazzi di etnie ed età diverse), l’altro offre la possibilità di agganciare i giovanissimi direttamente nei loro luoghi di ritrovo (una trentina quelli con i quali sono venuti in contatto gli operatori). “La costante che emerge da questi progetti – sottolinea l’assessore scledense – è un forte bisogno dei ragazzi di essere ascoltati”.

Assessore Marigo, i progetti non mancano, ma gli ultimi episodi di cronaca sono scoraggianti.

“Ovviamente ci hanno allarmato molto, ma non bisogna fare di tutta l’erba un fascio. Alcuni di questi giovani manifestano una pericolosità sociale esplicita, per altri non è così. Stiamo cercando di comprendere meglio il fenomeno, insieme con le forze dell’ordine e l’unità educativa territoriale. Mi sembra comunque che le situazioni che si sono verificate traggono tutte origine dall’abuso di sostanze stupefacenti e di alcol, che fanno perdere a questi ragazzi qualsiasi freno inibitore. In alcuni casi poi non possiamo parlare di adolescenti, ma di giovani maggiorenni. Le problematiche son quindi diverse. Stiamo cercando di leggere il fenomeno che ora si sta manifestando nella sua gravità: solo una valutazione calzante ci permette di essere efficaci nelle contromosse da mettere in atto da un punto di vista di politiche sociali, anche verso le famiglie”.

Qualcuno afferma che il problema è la noia, il fatto che molti di questi ragazzi non hanno obiettivi….

“Sicuramente c’è anche questo: spesso sono giovani che non lavorano, non studiano, non fanno sport, non frequentano gruppi o associazioni. Mancano di prospettiva sulla propria vita e nessuno li aiuta a trovarla. Con l’assessore Munarini stiamo lavorando proprio in questi giorni, ad esempio, per vedere favorire anche da un punto di vista economico l’accesso allo sport”.

Da sinistra: l’assessore al sociale Cristina Marigo, il sindaco di Schio Valter Orsi, l’assessore alle politiche giovanili Barbara Corzato.

Molti di questi ragazzi hanno origini straniere, fanno parte della cosiddetta “seconda generazione”, smarriti fra la cultura italiana nella quale sono immersi e quella del paese di origine della famiglia.

“E infatti abbiamo messo in campo anche delle azioni specifiche, perché non possiamo prescindere dagli aspetti familiari, culturali e religiosi. Ma credo sia importante ricordare che un po’ tutti gli adolescenti tendono ad essere in difficoltà con il proprio contesto familiare. E’ un passaggio obbligato, anche se per gli adolescenti di seconda generazione sembra essere ancora più difficile. Forse, abbiamo sottovalutato l’impatto con il nostro mondo. Ma ci tengo a sottolineare che il problema dei giovani annoiati non è un tema specifico delle seconde generazioni. A complicare il quadro si aggiunge poi anche la crisi economica, che ha mandato in tilt molte reti familiari”.

Come si esce da questa situazione?

“Occorre essere chiari: non esistono ricette preconfezionate e nessun ente può affrontare questi temi se non in rete. Per questo siamo in collegamento con esperti di altri territori e con gli operatori dell’educativa di strada ci confrontiamo costantemente, così come con le scuole, le forze dell’ordine, il comitato genitori e l’Ulss. Ma vorrei sottolineare un’altra cosa”.

Dica.

“Noi continuiamo a credere in questi ragazzi, anche in quelli più esposti a qualche deriva. Non sto parlando ovviamente di chi ha messo ha rischio la sicurezza nella nostra città. Per questi ultimi serve anche una magistratura sensibile e magari pene che invece di sanzionare solamente, ad esempio, richiedano un servizio alla comunità”.