Intervento di 6 ore completato da maxi équipe di 12 medici su una paziente oncologica

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Foto archivio

Un’équipe multidisciplinare appositamente allestita all’ospedale di Santorso nei giorni scorsi ha completato con successo, in attesa del termine della convalescenza per successive valutazioni, un lungo e delicato intervento chirurgico su una paziente vicentina affetta da una malattia oncologica con neoplasia bilaterale della mammella e portatrice di mutazione genetica (di tipo Brca1, con diffusione tumorale alle ovaie nel caso specifico, asportate in laparoscopia, la stessa patologia che ha affrontato per esempio Angelina Jolie).

Eseguita una doppia mastectomia delle ghiandole mammarie e ricostruzione plastica. Un’operazione programmata e coordinata tra più reparti, durata complessivamente 6 ore e che ha coinvolto 12 medici specialisti e più team di infermieri di sala operatoria e altre figure delle professioni sanitarie nella procedura. La donna operata è una giovane madre di di due figli vicentina, altri dati che la riguardano sono protetti dalla privacy dovuta.

A partecipare all’intervento, una vera e propria missione salvavita i cui esiti a lungo termine saranno oggetto chiaramente di valutazioni future, sono stati chirurghi senologi, chirurghi plastici, ginecologi e anestesisti; oltre a loro, per la gestione complessiva della paziente si aggiungono altre figure essenziali quali gli specialisti di Radiologia, Anatomia Patologica, Oncologia e Radioterapia, Fisiatria. “La presa in carico della paziente ha visto coinvolti una dozzina di specialisti (oltre a più equipe infermieristiche) – spiega il dott. Enrico Di Marzio, primario di Chirurgia Senologica -. Questo a dimostrazione dell’approccio multidisciplinare in cui ogni singolo professionista porta specifica competenza ed esperienza. Si costruisce il piano terapeutico, che qui prevedeva un periodo di chemioterapia neo-adiuvante, svolta prima dell’intervento (incrementa di circa il 15-20% il tasso di sopravvivenza agendo sulle microcellule tumorali circolanti per scongiurare metastasi); inoltre la procedura permette di ridurre la quota di massa tumorale permettendo un intervento più conservativo”.

Un plauso a tutto lo staff dell’Ulss 7 Pedemontana coinvolto nell’operazione è giunto dalla direzione dell’azienda sanitaria locale. “La capacità di eseguire interventi complessi con il coinvolgimento di molteplici specialisti evidenzia la crescita della Chirurgia Senologica  – sottolinea Carlo Bramezza -, che garantisce ai pazienti un percorso integrato e multi disciplinare, all’interno del quale vi è un grande affiatamento tra tutte le figure coinvolte. Questo è un risultato importante, sul quale anche come Direzione abbiamo puntato molto, e insieme alla disponibilità delle più avanzate metodiche diagnostiche rappresenta un messaggio importante per i pazienti, che devono sapere di poter contare nei loro ospedali sulle migliori cure, in sinergia con l’organizzazione della Rete Oncologica Veneta”.

Tre dei medici primari he hanno fatto parte dello staff: Franco Bassan – Oncologia, Sara Fantinato – Ostetricia e Enrico Di Marzio – Chirurgia Senologica

La valutazione approfondita dei fattori genetici apre a nuovi scenari: “Innanzitutto bisogna contestualizzare il rischio: per quanto riguarda il tumore mammario, la predisposizione genetica è responsabile dello sviluppo del 7% dei tumori, mentre si stima che l’obesità ne sia responsabile per circa il 30% dei cancri diagnosticati; rimane pertanto, da rimarcare l’importanza della prevenzione attraverso uno stile di vita sano. Inoltre – conclude il dott. Di Marzio -, nel caso che il test evidenzi una mutazione genetica, va valutato se procedere con un intervento profilattico (come spesso succede in America) oppure con sorveglianza clinica (come più spesso capita nei paesi Europei) tenendo conto come tali interventi siano impattanti sulla fisicità e sulla sfera psicologica di una giovane donna. Recentemente, per esempio, ci siamo trovati a diagnosticare la mutazione in una paziente molto giovane (la cui mamma aveva già sviluppato il tumore e per questo ne era molto impaurita): duranti i colloqui, svolti anche con la collaborazione della figura dello psicologo (parte integrante del gruppo), un intervento preventivo avrebbe avuto pesanti conseguenze psicologiche sulla paziente e abbiamo optato, assieme ai familiari, di procedere con un piano di controlli periodici (come indicato negli schemi di raccomandazione Europea). Una volta di più si evidenzia come l’approccio diagnostico-terapeutico debba essere sempre personalizzato”.

Da aggiungere che di recente in l’Ulss7 è stato introdotto l’utilizzo di una nuova metodica diagnostica, l’esame “Oncotype DX”: “questo esame consente ai nostri oncologi, ed in determinate pazienti, una stima molto più accurata dei possibili benefici dell’utilizzo della chemioterapia in corso di terapia adiuvante (terapia effettuata dopo l’intervento chirurgico). “L’unione è la nostra forza – conclude il dott. Di Marzio – e determina cura e guarigione, fisica e psichica, della nostra paziente”.