Xoccato (Ascom Schio): “Acquistare nei negozi di vicinato tiene vivi i nostri centri”

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Il suo è uno degli esercizi commerciali più noti del centro storico di Schio, e uno dei più antichi. “Mio nonno l’ha aperto nel 1937. Ereditato da mio padre, è poi passato sotto la mia gestione. Abbiamo avuto l’onore di ricevere dalla Regione Veneto la targa di negozio storico”. A parlare è Guido Xoccato, presidente di Ascom Confcommercio Schio. Ai microfoni della rubrica Start Up di Radio Eco Vicentino, il titolare dell’omonimo negozio di calzature in centro è stato protagonista di un’intervista a tutto campo, incentrata sulla realtà odierna del commercio.

Cosa significa oggi essere un commerciante?
“Vuol dire innanzitutto essere pronti ad un lavoro che impegna sia sotto l’aspetto temporale sia sotto l’aspetto del bagaglio formativo. Oggi non si può più fare un lavoro tanto per farlo, bisogna essere preparati. Si deve avere passione, perché non è facile sopportare l’alzata della propria serranda ogni giorno, con tutte le problematiche che ci sono. Ma se si ha passione rimane un lavoro pieno di fascino, perché permette di restare a contatto con la gente. Si devono dimenticare i propri problemi al fine di regalare un sorriso. I commercianti devono saper accogliere i clienti con educazione e cortesia”.

Ascolta “Guido Xoccato, presidente di Ascom Confcommercio Schio” su Spreaker.

Come è cambiato il mondo della calzatura negli ultimi 5-10 anni?
“Le scarpe sono cambiate perché hanno seguito le mode. Sono nate nuove tendenze, nuovi materiali, nuovi colori, nuovi fondi. È logico che la varietà nelle scarpe da uomo è molto più limitata, tuttavia anche qui sta cambiando l’atteggiamento: si azzarda un po’ di più, andando alla ricerca del prodotto che lo gratifichi. L’uomo sta cambiando i propri comportamenti: sta scoprendo sempre di più l’aspetto del beauty, si cura molto di più, va dal nutrizionista piuttosto che dall’estetista. Ma sono le scarpe da donna a rimanere il nostro forte”.

Le scarpe italiane rimangono le più belle del mondo, oppure gli inglesi ci hanno surclassato?
“Moda ed enogastronomia italiane sono imbattibili. Si può giustamente discutere, ma il mangiare, il bere, il calzare, il vestirsi e il nostro patrimonio storico-artistico sono unici. Dovremmo imparare a valorizzarli un po’ meglio”.

Da oltre vent’anni sei presidente di Ascom Confcommercio Schio. Cosa significa oggi rivestire questo ruolo?
“Confcommercio è il più grande sindacato dei commercianti d’Italia. Io ho il piacere e l’onore di essere presidente di un mandamento che copre 15 comuni di riferimento. Abbiamo un migliaio di soci, diversificati per categoria merceologica e per zona. Quella di presidente è un’esperienza che ho cercato di vivere con passione e con la voglia di capire cosa vuol dire essere a capo di un’associazione. In questi venti anni ho ricevuto di più di quello che ho dato perché, se una persona ricopre con passione una carica di responsabilità, ha la possibilità di accedere ad un mondo diversificato, ha modo di conoscere tante persone di qualsiasi genere ed appartenenti alle più diverse realtà”.

Quali sono i servizi che offre Ascom agli associati?
“Mettiamo a disposizione una gamma di servizi a 360 gradi, cercando di aiutare i nostri soci nell’affrontare le loro problematiche quotidiane. Un primo servizio importante che forniamo è a livello sindacale. Poi, all’interno di Ascom, abbiamo una società che si occupa di consulenze fiscali, bancarie, finanziarie. Diamo anche assistenza in materia di lavoro, apertura di partite Iva, corsi formativi sulla sicurezza e modalità di avvicinamento al cliente”.

C’è voglia di cambiamento fra i negozianti oppure si fa fatica ad accettare le novità perché altrimenti non si vende più?
“Innanzitutto, per cambiare ci vuole la cultura del cambiamento, e non sempre una persona ce l’ha. Vi è poi anche una questione generazionale: a livello provinciale arrivano alla terza generazione neanche il 5% delle aziende. Il cambiamento, la voglia di mettersi in discussione, oggi vengono richiesti ai nostri soci. E noi li aiutiamo in questo. Del resto, il cliente è diverso, pertanto il commerciante non può essere lo stesso di vent’anni fa. Dobbiamo reinventarci ogni giorno, anche perché abbiamo un nuovo concorrente che ci sta penalizzando, cioè internet. A tal proposito vorrei approfittare di questo spazio per proporre una riflessione sull’acquisto consapevole. Bisogna essere coscienti del fatto che ogni nostro piccolo acquisto va poi a generare un oceano di acquisti. E questo oceano andrà in futuro a caratterizzare non solo un nuovo commercio, ma anche una nuova società, perché il commercio è sempre stato legato anche allo sviluppo di un determinato concetto di società. Quando un negozio di vicinato chiude, non chiude solamente un’attività commerciale, ma si chiude anche un pezzo di storia. Una via diventa più insicura, meno vissuta. E questo comporta il rarefarsi della vivacità etica, culturale e sociale di un borgo. I nostri acquisti devono andare nella direzione di valorizzare questa vivacità”.

Gabriele Silvestri