Calcio: a Praga e Berlino gravi episodi di razzismo

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Torna il razzismo e l’antisemitismo negli stadi d’Europa. Due gravi episodi hanno macchiato infatti la tre giorni di Coppe europee: a Praga gli ululati dalla curva dei bambini contro un giocatore originario della Sierra Leone, a Berlino gli insulti antisemiti nei confronti dei tifosi del Maccabi Haifa durante la sfida con l’Union Berlin nello Stadio Olimpico della capitale tedesca valida per la neonata Conference League.

Il razzismo a Praga nel corso del match di Europa League Sparta-Glasgow Rangers. Glen Kamara, calciatore originario della Sierra Leone ma di nazionalità finlandese, è stato insultato dal settore in cui si trovavano 10.000 bambini e adolescenti (età massima 14 anni) ammessi alla partita al posto dei tifosi abituali: lo stadio infatti era chiuso al pubblico per i precedenti episodi di discriminazione verso Tchouameni, durante una partita col Monaco.

Kamara è stato preso di mira con ululati e versi fin dalle prime battute di gioco, e praticamente a ogni tocco di palla. Successivamente, quando è stato espulso la sua uscita dal campo è stata accompagnata da applausi scroscianti. Amaro il commento del tecnico dei Rangers Steven Gerrard: “Non sono sorpreso, abbiamo giocato a porte apparentemente chiuse per una ragione. Non è la prima volta che succedono queste cose qui, ma non è stato fatto abbastanza”.

I fatti di Berlino. Proprio nello stadio Olimpico costruito per i Giochi Olimpici del 1936 dalla Germania nazista di Adolf Hitler, si sono verificati gravi episodi antisemiti. Su Twitter i tifosi del Maccabi Haifa hanno scritto: “Ci hanno insultati con frasi come ‘Ebrei di m.’, siamo stati minacciati e bersagliati con lattine di birra dai tifosi dell’Union. Inoltre, un fan dell’Union ha cercato di dare fuoco alla bandiera israeliana… cosa che fortunatamente è stata rapidamente impedita da agenti di polizia”. L’organizzazione del tifo dell’Union Berlino si è prontamente scusata per il comportamento definito “disgustoso” di una frangia dei loro supporters.