Robotica, parkour, murales: ecco le passioni dei ragazzi declinate in laboratori

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Amano il parkour, programmare robot, realizzare murales e fare esperimenti scientifici. E’ il ritratto dei preadolescenti di Breganze, stando alla fotografia scattata da un sondaggio che ha coinvolto 173 alunni dell’istituto comprensivo Laverda e da alcuni laboratori fatti tra marzo e aprile. Il questionario, compilato durante l’inverno dai ragazzi di seconda e terza media, ha messo a fuoco quali sono le attività che preferiscono. Divertimenti ma anche azioni scientifiche che guardano al presente e, soprattutto, al futuro. Da qui è partito il Comune per proporre delle attività pomeridiane di coinvolgimento.

C’è un forte interessamento alle app per smartphone, mentre piacciono meno le escursioni nel territorio e il giardinaggio. Pollice verso per il giornalismo, la giocoleria, la musica, il ballo. Nemmeno creare nuovi spazi in paese per i giovani, imparare a creare oggetti con materiali di scarto, dipingere, disegnare, fare teatro o partecipare a corsi di meccanica sono priorità per i ragazzini che hanno risposto al questionario.

Per avvicinarsi sempre di più ai ragazzi di questa età l’amministrazione comunale ha deciso di investire nel progetto “Tenendo conto delle Medie”, ideato assieme ad associazioni sportive, alla parrocchia, agli scout e all’Acli. Il piano è stato messo a punto da Giovanni B. Carollo, direttore della comunità terapeutica Ca’ delle Ore, con Giacomo Caporale, per anni a capo del Progetto Giovani di Breganze (che ora ha passato il testimone a Leonardo Polloniato).

Promuovere il benessere giovanile attraverso azioni concrete, interpellare, coinvolgere, attivare, includere, rendere protagonisti i ragazzi e le ragazze nella delicata fascia d’età delle medie era l’obiettivo del progetto. Ed è andato a segno: 80 alunni si sono iscritti ai workshop di elettronica (20), murales (15), parkour (14), make-up (11), cucina (10) e rilassamento (10).

Le attività si sono svolte di pomeriggio alle medie, tra marzo  e aprile, grazie alla disponibilità degli insegnanti (in primis i professori Diego Albanese, Cinzia Parise e Carlo Grendene) oltre che dei dirigenti dell’istituto comprensivo Laverda e del personale scolastico, con l’intervento di educatori della cooperativa sociale Radicà di Calvene. Il contributo chiesto alle famiglie è stato di 5 euro per partecipante, l’investimento del Comune è stato invece di 7.000 euro.

La sperimentazione sul campo è stata preceduta da una fase di esplorazione dei bisogni, mediante focus group condotti nelle classi da un sociologo e da un educatore, da cui è emerso un forte bisogno di relazione. Secondo te quali sono i comportamenti a rischio nell’adolescenza? Se dovessi inventarti un progetto scolastico per prevenirli come lo faresti?. Queste sono alcune delle domande su cui i ragazzi sono stati invitati a riflettere. Drogarsi, fumare, rubare, farsi male, fare atti vandalici, diventare bullo, sono state le risposte più frequenti. Ad avere un ruolo cruciale nel prevenire questi comportamenti, a parere dei giovani, sono la scuola e la famiglia, ma anche la responsabilità personale. Per combattere il disagio servono sport, attività all’aperto, testimonianze di vita, dialogo abituale tra coetanei, collaborazione tra insegnanti e genitori, attività che distraggano e divertano un po’ tutti. Il 60 per cento degli alunni intervistati ha trovato interessante partecipare ad attività a scopo benefico, fare ricerche sociali e visitare luoghi di lavoro. Visto il successo, c’è l’intenzione di ripetere la proposta anche nei prossimi anni.