In mille per l’ultimo saluto a Francesca, “anima bella”

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Era gremita ieri la chiesa di Madonnetta di Sarcedo per l’ultimo straziante saluto a Francesca Marta, educatrice e mamma di 41 anni morta prematuramente e improvvisamente nella notte fra il Sabato Santo e il giorno di Pasqua nell’abitazione che la famiglia possiede a Monte di Calvene. Un lutto che ha gettato nello sconforto le comunità di Sarcedo dove abitava, di Molina di Malo (suo paese d’origine) e Sandrigo, dove lavorava ed era un’apprezzata animatrice all’interno dell’Ipab Suor Diodata Bertolo.

Anima bella”, l’hanno definita amici e colleghi che le hanno dedicato un pensiero durante il rito di commiato. Francesca Marta era infatti una persona solare e affabile, piena di interessi, che della gentilezza e della dolcezza aveva fatto la sua “cifra”: grande tessitrice di relazioni, era appassionata della natura e delle camminate in montagna. Ed è stato proprio un sole caldo e un cielo terso (in una settimana di pioggia) ad accompagnare il suo ultimo viaggio: un sole simile a quello che incontrava nelle sue escursioni e dal quale amava farsi “baciare”, lasciando scorrere lo sguardo lontano, verso l’orizzonte.

Un migliaio le persone accorse in chiesa, tantissime anche quelle che in questi giorni si sono strette attorno al marito Lino Rizzato, agli adorati figli Giovanni e Lorenzo, ai genitori Piero e Adalisa e alla sorella Alessandra, compagna di tanti percorsi ed esplorazioni. Due veglie affollatissime per ricordarla si sono tenute nei giorni scorsi nella chiesa di Molina e in quella di Santa Maria Assunta a Madonnetta.

A celebrare il funerale, il parroco di Sandrigo – ed ex direttore della Caritas Diocesana – don Giovanni Sandonà che da molti anni conosce e accompagna Francesca e la sua famiglia. “Non avrei voluto dover celebrare questo rito nel quale la riconsegniamo al Padre  – ha detto nell’omelia don Sandonà – ma dobbiamo ricordarci che la nostra vita è per Cristo, con Cristo, in Cristo. Dobbiamo alzare lo sguardo e ricordarci che lui accoglie tutta la nostra esistenza, anche le nostre fragilità, come un papà. Sarà l’amore che abbiamo donato a portarci da lui e Francesca ne ha donato molto”.

Toccanti infatti le testimonianze di profonda gratitudine, fra la commozione generale, per averla potuta conoscere e frequentare: dalla sorella agli operatori e i vertici dell’Ipab di Sandrigo, che hanno ricordato la positività con cui si impegnava a rallegrare le giornate degli anziani ospiti e dei colleghi, dagli ex compagni di lavoro della cooperativa sociale Verlata di Villaverla, dove si occupava di persone con disabilità (tante le famiglie e gli ospiti presenti alla cerimonia), alle amiche di una vita, fino ai componenti della compagnia teatrale di Breganze La Colombara, con cui recitava.

Ciascun racconto ha così restituito un pezzetto della sua vita intensa, componendo il ritratto di una donna che ha lasciato un segno in chi ha avuto la fortuna di incrociarne i passi. Una persona che ha saputo mettersi con cura e attenzione al servizio delle comunità dove ha vissuto (è stata animatrice e catechista nelle due parrocchie), così come delle persone più fragili. Una donna che amava la sua famiglia e la vita, dalla personalità gioiosa, profonda e sensibile, due caratteristiche queste ultime che la rendevano unica e speciale ma che possono essere anche una “compagnia” impegnativa.

“Francesca era speciale, ha molto amato e per questo era attorniata da tante persone che le volevano bene” ha raccontato in questi giorni fra le lacrime un’amica. Un bene che sicuramente resta in eredità e rimarrà presente per sempre in chi l’ha conosciuta e apprezzata.