Pfas, pesce vietato nella “zona rossa”. Garanzie della Regione sugli altri alimenti (VIDEO)

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L'area veneta dove la falda è più contaminata

Pesce vietato nei 21 Comuni della “zona rossa”, per un anno a partire dal 10 novembre: la fauna ittica è contaminata da Pfas nell’area ai confini fra Ovest Vicentino, Bassa Veronese e Bassa Padovana. E’ la brutta notizia che accompagna la pubblicazione, nei giorni scorsi, dei dati sulle analisi dei composti perfluoro-alchilici negli alimenti dell’area dove la falda è pesantemente contaminata. Lo studio è stato condotto da Regione Veneto e Istituto Superiore di Sanità che, sostanzialmente per tutti gli altri alimenti, garantiscono una situazione normale e la possibilità di cibarsene.

In un incontro a Venezia, l’assessore alla Sanità Luca Coletto ha diffuso i dati completi (qui le tabelle del monitoraggio). Lo studio è durato molti mesi ed è stato condotto in collaborazione con l’istituto zooprofilattico delle Venezie e l’Arpav. Complessivamente, sono stati prelevati 614 campioni di alimenti di origine vegetale e 634 campioni di alimenti di origine animale. Gli alimenti vegetali campionati sono stati: frutta (mele e pere da tavola), uva da vino, ortaggi (patate, radicchio, pomodori, asparagi, cipolle, lattuga/lattughino e altre verdure a foglia, fagiolini, zucchine, peperoni, zucca, piselli, cavoli, fagioli) e cereali (mais). Quelli di origine animale: muscolo e fegato di suini, avicoli e bovini da carne, oltre che latte, uova e pesci di cattura.

I dettagli: gli alimenti di origine vegetale sono risultati esenti da contaminazione rilevabile da Pfos e Pfoa ad eccezione di alcuni campioni di mais, “i cui livelli di Pfoa erano in ogni caso estremamente bassi” dichiarano i ricercatori. Circa gli alimenti animali: il latte, il muscolo bovino e quello avicolo hanno mostrato per Pfos e Pfoa contaminazioni assenti o trascurabili. Invece il fegato, in particolare quello suino e le uova di produzione familiare hanno mostrato, in una percentuale significativa di campioni, livelli variabili di contaminazione per Pfos e Pfoa. Anche in alcuni campioni di muscolo suino è stata rilevata presenza dei contaminanti, “i bassi valori riscontrati fanno comunque stimare come estremamente ridotto il contributo di tale alimento all’esposizione della popolazione ai Pfas”.

Secondo i tecnici, “la stima del contributo dei singoli alimenti all’esposizione a Pfos e Pfoa non ha messo in evidenza criticità sotto il profilo della sicurezza alimentare”. Con l’unica eccezione, come detto, del pesce: “I livelli di contaminazione riscontrati nelle specie ittiche di cattura, campionati nell’ultima fase del piano di monitoraggio, hanno suggerito l’opportunità di individuare misure di carattere precauzionale”. Soddisfatto l’assessore Coletto: “La Regione ha affrontato tutto con impegno e trasparenza sin dal primo giorno – ha tenuto a sottolineare – Finora abbiamo utilizzato sole risorse regionali ma proprio oggi ho ricevuto dal Ministero della Salute la notizia di un primo stanziamento di due milioni di euro per la parte delle attività sanitarie. Non è molto, ma è già qualcosa, purchè sia chiaro che i costi si protrarranno per anni, perché stiamo attuando un vero e proprio screening sulle persone che durerà a lungo ed eroghiamo le eventuali cure necessarie in forma totalmente gratuita. All’appello mancano purtroppo ancora gli 80 milioni promessi dal governo per gli interventi acquedottistici. Cose fatte all’italiana, non alla veneta”.