Strage di Castel d’Azzano, venerdì a Padova i funerali dei tre carabinieri. Oggi la camera ardente

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Si terranno domani, venerdì 17 ottobre nella Basilica di Santa Giustina, in Prato della Valle a Padova i funerali di Stato dei tre carabinieri morti nelle prime ore di martedì nell’esplosione di Castel D’Azzano (Verona). Saranno presenti il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

La camera ardente sarà aperta questo pomeriggio, 16 ottobre, alle 18 presso il comando della Legione Veneto dei Carabinieri. Le autopsie sui corpi dei militari dell’Arma – Valerio Daprà (56 anni), Davide Bernardello, (36) e Marco Piffari (56) – è in programma oggi: il Procuratore veronese Raffaele Tito ha conferito ieri pomeriggio l’incarico al medico legale Federica Bortolotti.

Venerdì mattina sono poi in programma le udienze di convalida degli arresti per Franco e Dino Ramponi, davanti alla gip Carola Musio. La sorella Maria Luisa, ancora ricoverata in terapia intensiva a Borgo Trento, Sarà interrogata appena le sue condizioni di salute lo permetteranno. Con un enorme senso del dovere, e anche per assicurarla alla giustizia, i carabinieri che un attimo prima avevano perso tre colleghi per sua responsabilità (sarebbe stata lei ad innescare con un accendino l’esplosione), l’hanno salvata dalle fiamme.

I guai della famiglia Ramponi iniziano nel 2012
La complessa vicenda giudiziaria alla base dello scellerato comportamento dei tre fratelli Ramponi, l’odio verso tutti e verso tutto, inizia nel gennaio 2012, quando – come racconta Il Corriere del Veneto – uno dei due fratelli Ramponi provoca un incidente mortale guidando a fari spenti con il trattore in strada e provocando la morte fra le fiamme della propria Peugeot a un 37enne della zona, Davide Meldo, che ha centrato in pieno il mezzo agricolo non avendolo visto. Il processo si concluse con una condanna del Ramponi e l’assicurazione non rispose dei danni civili perché il trattore viaggiava in strada senza i fari accesi. Da lì l’indebitamento con la banca per una cifra che non è ancora chiara. e la vendita di terreni  con le banche e la successiva vendita giudiziaria – in step successivi – dei loro beni. Ultima doveva essere la casa, valutata 140 mila euro: lo sfratto era programmato per sabato 11 ottobre e l’asta giudiziaria dell’abitazione il 25 ottobre. Il Comune aveva trovato anche una soluzione abitativa alternativa, ma i tre fratelli non ne volevano sapere di andarsene da via San Martino: impossibile per chiunque (sindaco, assistente sociale, ufficiale giudiziario e forze dell’ordine) farli ragionare.

E tre fratelli Ramponi

Contestato il reato di strage
Ai tre è ora contestato il più grave reato di strage, resistenza a pubblico ufficiale e detenzione di esplosivi di tipo molotov: il fascicolo è affidato al pubblico ministero della Procura di Verona Silvia Facciotti. “Chi decide di buttare una bomba nello stadio non vuole uccidere necessariamente l’allenatore o l’arbitro, ma vuole ammazzare tutti. A Castel d’Azzano è successa una situazione analoga. Con quell’esplosione si voleva creare una situazione talmente vasta che poteva includere i vicini, i carabinieri e in generale chiunque si trovasse in quell’area. Si tratta di una strage”. Lo ha detto ieri procuratore capo di Verona, Raffaele Tito: il reato di strage (per cui si rischia l’ergastolo) assorbe così quello di omicidio plurimo premeditato.

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