Morìa di volatili improvvisa prima di Natale, denunciati gli avvelenatori. Due imprenditori?

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Una trentina di volatili recuperati morti, ma si tratta presumibilmente di una minima parte

Decine di volatili morti in preda agli spasmi, morti in pochi minuti, cadevano in strada e sui campi dal cielo e dagli alberi, sotto gli occhi di una cittadina vigile a rendersene conto e informare veterinari e guardie zoofile dell’Enpa di Vicenza. Ovviamente stupita quanto preoccupata per quella morìa di uccelli improvvisa. Poi l’arrivo sul posto, a Caldogno, degli esperti, l’emergere dell’evidenza di un probabile veleno somministrato in qualche modo e di una mano umana “a monte”, poi l’attivazione del laboratorio di analisi per gli esami specifici che hanno confermato le ipotesi più temute e fornito dettagli più precisi.

A distanza di due mesi da quell’inquietante giorno di inizio inverno in cui perirono almeno una cinquantina di volatili, si è ora vicini all’individuazione del responsabile – anzi, va usato il plurale, si sospetta di due imprenditori locali, entrambi vicentini – della strage di uccelli. I numeri ufficiali si riferiscono solo a quelli recuperati dalle guardie con timore che le cifre reali siano ben altre: si parla infatti di alcune centinaia. A renderlo noto è Renzo Rizzi, responsabile e portavoce Enpa Vicenza delle Guardie Zoofile provinciali.

Le analisi dell’Istituto Zooprofilattico, attese per settimane da quella data del 23 dicembre 2023, hanno confermato la presenza di granoturco imbevuto con due diverse sostanze tossiche riscontrate direttamente nel “gozzo” degli animali morti. Uno di questi veleni, peraltro, risulta bandito dal commercio da diversi anni, pericolosissimo non solo per i volatili ma anche  per qualsiasi altro essere vivente che lo ingerisse inavvertitamente o indirettamente. Gli agenti tossici sono stati individuati nel carbofuran e nel methomyl.

Dal racconto della donna che lanciò l’allarme, si legge che gli uccelli “piovevano dal cielo sulla strada provinciale a Caldogno, sulla mia autovettura” e che “stavano morendo a terra contorcendosi in preda a vomito e spasmi”. Tortore e colombi, per lo più. Nonostante i tentativi portati in campo dal nucleo zoofilo, non fu possibile salvare praticamente nessuno tra i volatili, condannati a morte dall’ingerimento del grano alterato. Non poteva trattarsi di un caso né tantomeno di un evento accidentale, lo i capì di lì a breve. Come spiega Rizzi, “nella zona sono stati recuperati oltre una cinquantina di uccelli, ma molti in volo si erano verosimilmente allontanati da dove si trovavano le esche di mais avvelenato, tanto che nei giorni successivi le Guardie Enpa hanno ricevute documentazione da cittadini residenti nel centro di Caldogno che dimostrava la morte di uccelli di specie completamente diversa. Un disastro ambientale di cui non si conoscono le proporzioni”.

L’istituto Zooprofilattico Veneto ha certificato sulla base dell’esame tossicologico la presenza di sostanze tossiche/nocive rilevate sulle carcasse e sull’esca. Poi è toccato alle Guardie dell’Enpa raccogliere e inviare il materiale utile conseguente alle indagini alla Procura della Repubblica di Vicenza, unitamente alla denuncia per maltrattamenti e uccisione di animali e disastro ambientale in ipotesi, a carico di due imprenditori della zona.