Covid-19, contagi in crescita nell’Ulss 8 ma la “macchina” è pronta per la seconda ondata

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15 persone positive al virus Sars-Cov-2 e ricoverate, una di queste in terapia intensiva e con l’avvio della scuola 4 casi rilevati con altrettante classi in isolamento.

Gli scarni numeri che fotografano ad oggi l’epidemia nell’Ulss 8 Berica son questi e li comunica il direttore generale Giovanni Pavesi con a fianco la responsabile del Nucleo Covid del Servizio Igiene e Sanità Pubblica (Sisp) Maria Teresa Padovan e il primario Vinicio Manfrin, direttore di Malattie Infettive.

I casi nelle scuole. Finora sono stati quattro i casi di positività rilevati fra studenti e alunni, tutti emersi nel solo giro di tre giorni e subito circoscritti mettendo in atto i protocolli previsti: in tutti i casi è stata messa in isolamento la classe e gli insegnanti di riferimento. La prima è stata il 17 ottobre una bambina della scuola elementare di Spagnago di Cornedo, che frequenta una classe composta da 16 alunni con 2 insegnanti: dopo essere stata a scuola la mattina, le è salita la febbre nel pomeriggio, i genitori hanno avvertito il pediatra e la piccola è stata sottoposta a tampone la mattina successiva; nel pomeriggio del 18, avuto il risultato positivo, lo scambio di informazioni fra sindaco e dirigente ha consentito di avvisare tutta la classe di non recarsi a scuola la mattina successiva.

Sempre il 18 era toccato a un bambino della scuola dell’infanzia “Lattes” di Vicenza. Le altre due positività hanno riguardato una scuola di Castegnero e una di Altavilla. “In tutti i casi sono stati individuati i contatti stretti: familiari, insegnanti a stretto contatto e compagni di classe, sottoposti a tampone e posti in isolamento fiduciario per 14 giorni dall’ultimo incontro con la bambina. Le scuole hanno poi proceduto alla sanificazione straordinaria dei locali. “Non isoliamo la classe per un sospetto – spiega Maria Teresa Padovan – in caso è considerato Covid-positivo solo dopo il risultato del tampone. E isoliamo solo i contatti stretti”.

La rete con i pediatri di libera scelta. A due settimane dall’inizio dell’anno scolastico, c’è soddisfazione fra i responsabili dell’Ulss 8: “Il sistema sta reggendo – spiega Giovanni Pavesi – e da parte di presidi e docenti abbiamo trovato molta collaborazione e preparazione, ma dobbiamo porre molta attenzione affinché i casi a scuola non aumentino. Per un monitoraggio più efficace stiamo lavorando anche sul tampone a risposta rapida, sia per le scuole che per il pronto soccorso: il tampone molecolare lo facciamo poi solo ai positivi a questo primo test rapido. Abbiamo anche deciso di andare noi nelle scuole e nei paesi a fare i tamponi in casi di positività di un alunno, ora stiamo cercando con la Regione di capire chi ha diritto ad avere il test gratuito. Finora siamo stati elastici ma dovremo darci dei criteri. Se ci arrivassero anche dieci casi di positività dal mondo della scuola ogni settimana, siamo in grado di gestirli senza problemi”.  A Vicenza ci sono quattro team che si occupano dei tamponi Covid in ospedale, poi c’è un secondo punto tamponi in strada Marosticana e, fuori Vicenza, a Noventa, Arzignano e Valdagno. Per accelerare il monitoraggio di eventuali casi in ambito scolastico, ogni giorno vengono tenuti a disposizione dei pediatri 185 posti per tamponi, in modo che eventuali studenti e alunni con sintomi trovino subito una risposta. Sono 59.792 i bambini e ragazzi fra 0 e 16 anni nell’Ulss Berica, di questi oltre 55 mila sono seguiti dai pediatri di libera scelta, gli altri dai medici di medicina generale in quanto fra i 14 e i 16 anni.

La situazione in ospedale. “Abbiamo rimesso in moto la macchina della scorsa primavera – spiega Pavesi parlando più in generale dell’epidemia – tenuto conto dell’ondata di contagi dovuti ai vicentini di ritorno dalle vacanze. Ci  aspettavamo una recrudescenza in autunno, invece è stata anticipata alla metà di agosto. A non tenerci tranquilli è anche la situazione negli altri paesi europei, ma siamo pronti e oggi la nostra risposta è migliore. A breve riattiveremo anche i posti letto a Noventa Vicentina, per i ricoverati che passano alla fase due pre-dimissione”.

“Abbiamo una strategia a fisarmonica – spiega il primario di malattie infettive Vinicio Manfrin – e abbiamo a disposizione, se necessario, un centinaio di posti letto al San Bortolo: nei reparti di malattie infettive, pneumologia e rianimazione, dove in questo momento c’è una sola persona, non anziana ma con altre morbosità e che necessita di ventilazione. Ormai sappiamo che c’è una percentuale fissa di complicanze per le quali si rende necessario il ricovero in ospedale ed eventualmente la rianimazione: il 5%. Siamo molto in allerta ma la struttura organizzativa è pronta per ogni evenienza”.

Fra due settimane si vedrà l’impatto della riapertura delle scuole, ma Manfrin è convinto che ora sarà possibile gestire la seconda ondata senza chiudere altre attività fondamentali (come tutto l’ambito cardiologico ed ambulatoriale) come avvenuto invece in primavera. Anche le terapie per chi ha contratto il virus e ha complicanze sono ora affinate: “Abbiamo accantonato la clorochina e i farmaci anti-Hiv e utilizziamo molto il plasma”. “Inoltre abbiamo un sistema di processazione dei tamponi molto più ampio rispetto a marzo e aprile: ogni giorno riusciramo a lavorare dai 1200 alle 1500 provette, contro i 300 della fase iniziale e possiamo farlo senza mettere troppo sotto pressione le macchine. Quanto ai posti letto, ne abbiamo tenuto a disposizione della Regione una decina per eventuali necessità di altre Ulss”.