Futuro del lavoro a rischio, tra 15 anni potrebbero mancare 50 mila risorse umane

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Un futuro che si fa sempre più incerto dal punto di vista lavorativo, l’attuale disperata ricerca di lavoratori potrebbe essere molto più pesante nell’arco dei prossimi 15 anni. Secondo i dati relativi alla ricerca del centro studi Cisl Vicenza, presentata questa mattina, emerge il fabbisogno di forza lavoro sopratutto per un graduale cambio generazionale che però porta con se forti criticità se non saranno adottati decisi correttivi per invertire una rotta che rischia di portare al baratro il sistema economico vicentino.

Sono almeno 50 mila i lavoratori svaniti nel nulla, posti vuoti nelle fabbriche, negli uffici, negli ospedali, dietro i banconi dei bar e nelle cucine dei ristoranti. Un esercito di figure essenziali per garantire la tenuta del nostro sistema economico e sociale che un poco alla volta, una dopo l’altra, scompaiono senza essere sostituite.  A lanciare l’allarme è Cisl Vicenza, sulla base della nuova ricerca realizzata dal Centro Studi Cisl Vicenza, coordinato da Stefano Dal Pra Caputo e Francesco Peron, che ha analizzato i dati sull’andamento demografico nella nostra provincia nell’ottica del ricambio generazionale nel mercato del lavoro.

Una popolazione sempre più anziana

I numeri confermano innanzitutto che è in atto un significativo processo di invecchiamento della popolazione, ma non solo. Dopo essere costantemente crescita per numerosità tra il 1982 e il 2012 (passando da 726.389 abitanti a 863.323), negli ultimi 10 anni la provincia berica ha perso circa 10.500 residenti (852.861 nel 2022). A questa riduzione in numeri assoluti si accompagna inoltre una significativa redistribuzione percentuale delle fasce di età: gli under 15 anni erano 157.180 nel 1982 (21,6% del totale) e ancora nel 2012 erano 131.845 (15,3%), mentre oggi sono “appena” 110.399 (12,9%); parallelamente gli over 65 sono aumentati di circa 60 mila unità negli ultimi vent’anni e di oltre 100 mila unità in 40 anni: erano 88.516 (12,2%) nel 1982, per passare a 133.736 (16,8%) nel 2002 fino agli attuali 194.362 (22,8%).

A fronte di questa evoluzione, la fascia d’età tra i 15 e i 64 anni fino a oggi ha sostanzialmente “tenuto”, passando dalle 480.693 unità (66,2%) del 1982 alle 563.806 (65,3%) del 2012, per poi scendere fino agli attuali 548.100 (64,3%).
I dati si fanno però drammatici prefigurando quella che sarà la struttura futura della popolazione in provincia di Vicenza con l’attuale andamento demografico: rispetto ad oggi, la popolazione under 15 anni passerà dal 12,9% all’11,4% nel 2032, per risalire al 12,2% nel 2042 (frutto paradossalmente dell’invecchiamento di chi attualmente è in età matura ma non ancora anziano), mentre gli over 65 passeranno dall’attuale 22,8% al 27,9% tra 10 anni e 33,1% tra vent’anni. Come conseguenza, la popolazione in età da lavoro passerà dall’attuale 64,3% al 60,7% nel 2032 e addirittura 54,7% nel 2042.

La forza lavoro oggi e domani

Sovrapponendo questi dati sul mercato del lavoro, negli ultimi anni abbiamo assistito ad un incremento in valore assoluto degli occupati nelle fasce di età over 65 (erano 5.385 nel 2012, oggi sono 9.824), 55-64 anni (da 43.556 a 64.256) e 45-54 anni (da 102.569 a 114.109); viceversa sono diminuititi i lavoratori più giovani, tra i 15 e i 24 anni (da 23.828 a 21.323), 25-34 anni (da 78.403 a 65.564) e tra i 35 e i 44 anni (da 117.184 a
90.509). In sintesi, la popolazione occupata over 45 è passata dal 40,9% del 2012 al 51,5% del 2020. In prospettiva, questo determinerà un mancato ricambio generazionale nel mercato del lavoro che sarà sempre più mancato: già tra 5 anni, dunque nel 2027, a fronte di 52.050 cittadini – oggi tra i 13 e i 18 anni – che entreranno nel mercato del lavoro, ci sono 62.529 residenti oggi tra i 62 e i 67 anni che ne usciranno per raggiunti limiti di età, dunque con un saldo negativo di 10.479 lavoratori già entro il 2027.

In prospettiva, applicando lo stesso metodo di calcolo, considerando la popolazione che attualmente ha tra gli 8 e i 18 anni e quella tra i 57 e 67, da qui al 2032 è possibile ipotizzare l’ingresso nel mercato del lavoro di 92.064 giovani e la contemporanea uscita per anzianità di 128.735 lavoratori, dunque tra 10 anni mancheranno all’appello 36.671 cittadini in età da lavoro, dato destinato a salire ulteriormente fino ad un vuoto incolmabile di 75.474 cittadini in età da lavoro nel 2037 rispetto ad oggi. Mantenendo per semplicità di calcolo l’attuale tasso di occupazione (66,6%), significa che entro vent’anni mancheranno all’appello almeno 50 mila lavoratori in provincia di Vicenza.

Gli interventi necessari

«Questa è un’emergenza annunciata – sottolinea Raffaele Consiglio, segretario generale provinciale di Cisl Vicenza -, della quale già stiamo assistendo alle prime avvisaglie con le ormai note difficoltà a ricoprire molte posizioni lavorative. Allo stesso tempo i problemi di oggi sono niente in confronto a quelli che ci attendono in un futuro relativamente vicino, nel quale se non interveniamo ora rischiamo di non garantire la continuità di molte attività economiche e servizi essenziali. C’è un tema nazionale innanzitutto di sostegno alla natalità, altri Paesi si sono già mossi con successo in questa direzione, come ad esempio la Svezia, favorendo l’occupabilità femminile con migliori servizi e una regolamentazione del mondo del lavoro studiata per favore la donna che ha dei bambini piccoli ma che desidera anche continuare a lavorare. E poi naturalmente c’è da rivedere la nostra politica sull’immigrazione, riaprendo i flussi in ingresso, passando però da una politica di mera accoglienza ad una politica di vera integrazione».