Incendio alla Nidec Fir, prima la paura poi la devastazione. E ora cassa integrazione per i dipendenti

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Un incendio improvviso e devastante, il capannone in parte collassato e inagibile, il lungo lavoro dei pompieri tra mercoledì e giovedì per spegnere il rogo e impedirne la ripresa di altri focolai, e ora l’inevitabile conferma dell’impossibilità di riprendere l’attività almeno nel breve periodo, con la conseguente quanto inevitabile messa in cassa integrazione dei dipendenti della “Nidec Fir” di Gambugliano.

C’è un clima di sconforto che si respira al pari dell’odore di bruciato all’esterno dell’azienda che produce motori elettromeccanici, evacuata poco prima del mezzogiorno di mercoledì 8 febbraio al divampare di un maxi incendio che ha sbriciolato la struttura e insieme anni di lavoro, in via della Croce nella zona industriale del pase dell’hinterland di Vicenza. Pare si sia salvata dalle fiamme solo la sezione dedicata agli uffici, mentre macchinari, prodotti in lavorazione e scorte e forniture sono andate in fumo, constatando danni per centinaia di migliaia di euro.

Impossibile, per ora, quantificarli con precisione. Nessuno, tra i dipendenti e i collaboratori della ditta, almeno, ha lamentato ustioni o principi di intossicazione: tutti e 80 i presenti tra chi non si era ancora assentato per la pausa pranzo è uscito dall’edificio in tempo utile dopo l’attivazione del protocollo di emergenza antincendio. Nessuna “ferita fisica”, quindi, ben altro invece si può affermare sul piano morale, vista la prospettiva di un lungo periodo di stop al lavoro, vista l’inagibilità del capannone e un futuro ad oggi grigio come la colonna di fumo che l’altro ieri era visibile a distanza di chilometri da Gambugliano.

Giorno dopo giorno, la volontà della proprietà e dei collaboratori della Nidec Fir si metterà in moto per diradare progressivamente la coltre di fumo e avviare il ripristino delle attività lavorative e il ritorno alla normalità. Tra l’altro, sono parecchi i lavoratori che vivono proprio a Gambugliano e dintorni con le rispettive famiglie e quindi doppiamente preoccupati fino a ieri, nelle vicinanze del luogo del disastro. Esclusi in questo senso i temuti pericoli per la popolazione residente, con riguardo alla salubrità dell’aria e ricadute sull’ambiente intorno, grazie ai controlli del personale tecnico di Arpav. A confermarlo è stato il sindaco locale Matteo Forlin.

Intanto, in queste ore, si tengono a bada gli ultimi residui pericoli connessi ai focolai latenti sotto le macerie della parte di capannone crollata, con un presidio fisso da parte dei vigili del fuoco. La fase di smossamento di liquame e materiale bruciato risulta necessaria per la bonifica generale dell’area. Poi sarà la volta della rimozione di tutti gli scarti da smaltire, prima di ricostruire.