Lovato Gas, precari, inquinamento da Pfas: i temi della lettera di Natale del vescovo

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Il vescovo Beniamino Pizziol alla presentazione della lettera di Natale

Una lettera che parla di “porte chiuse”: nell’occupazione, con le troppe opportunità negate ai giovani; nella politica, quando protegge “più la finanza che un’economia fondata su un lavoro dignitoso per tutti”; nell’ambiente che ci circonda, vittima di “violenza spietata” simile a quella di Erode verso i bambini.

La Lettera di Natale che il vescovo di Vicenza, Beniamino Pizziol, rivolge ai vicentini di tutta la diocesi parla di tutto questo, con riferimenti locali: la finanza tossica che ha portato alla crisi delle banche con danni per tante famiglie; la brama di profitto che porta a chiudere aziende altrimenti sane come la Lovato Gas di strada Casale, a Vicenza. E naturalmente il caso degli Pfas, l’inquinamento nella falda dell’Ovest vicentino: “Ho incontrato una mamma con cinque figli, quattro hanno il sangue pieno di Pfas. Sono drammi che piegano le famiglie” ha ammonito ieri il vescovo, presentando alla stampa il testo della missiva alla diocesi. Più di tutto, però, il presule invita i cristiani del Vicentino a impegnarsi per far sì che tutti possano avere un lavoro dignitoso. Pizziol guarda al presepe e indica “i pastori. Non dimentichiamo che erano semplici lavoratori e che in quel tempo non erano proprio stimati e onorati. La loro era una vita dura, assolutamente precaria”. Eppure “sono quelli che si muovono e vedono per primi il bambino Gesù, hanno una grande saggezza. Anche se da più parti si registrano segnali incoraggianti di una ripresa economica, il mio pensiero va ai tanti che ancora non hanno una occupazione stabile e dignitosa, oppure rischiano di perderla. Di fronte ai drammi dei senza lavoro o dei precari la nostra Chiesa non può stare in silenzio. È dunque quanto mai significativo che la recente Settimana sociale dei cattolici italiani che si è svolta a Cagliari sia stata dedicata proprio al lavoro. Sono peraltro consapevole che fare l’imprenditore oggi è molto impegnativo e faticoso. Intuisco il carico burocratico e fiscale che rende questo impegno estremamente difficoltoso. Ma tutto questo non può ricadere sulle spalle dei giovani, di donne e uomini che pur di portare a casa qualcosa sono indotte ad accettare condizioni lavorative ingiuste e indegne”.

Ma il presule conclude con un messaggio di pace e speranza. Dopo le porte chiuse e a personaggi negativi come il re della strage degli innocenti, infatti, la storia della Natività si conclude a Betlemme dove “davanti a una semplice ragazza e a un umile artigiano di Nazareth, i Magi depongono infine doni preziosi. La consapevolezza del lavoro come fattore fondamentale di dignità e crescita della persona e della comunità – scrive il vescovo – sia il “dono” primo che ci facciamo in questo Natale, in cui siamo chiamati a contemplare il mistero dell’incarnazione nel volto di Gesù. Auguro a ciascuno di trovare, tra i doni del Natale, anche la stima e l’apprezzamento per il proprio lavoro, vera vocazione per tutti. Come Gesù, che si è presentato a noi con il volto del “figlio del falegname”, noi tutti siamo figli di Dio e il volto che mostriamo, per tanto tempo delle nostre giornate, è proprio quello del lavoro. Un augurio speciale – conclude Pizziol – per coloro che non lavorano, che cercano e non trovano, che rischiano di perdere un diritto fondamentale, magari a causa dei giochi della finanza o dell’indifferenza della politica. Il Natale li aiuti a sentirsi meno soli nell’affrontare le tribolazioni di ogni giorno. A noi tutti, personaggi adoranti sulla scena del Presepe, prostrati davanti al Dio Bambino, ci sia donata la vera gioia”.