Parco della Pace, sì al progetto da 12 milioni di euro. Il via ai lavori in primavera

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Il rendering dall'alto che evidenzia la parte del parco (in verde) e la base Usa (in grigio)

“La scelta del Parco della Pace resterà nella storia di questa città. Come in altre epoche vi restarono Parco Querini e Campo Marzo”. Così il sindaco Achille Variati commenta l’approvazione da parte della giunta comunale del progetto definitivo – esecutivo della grande area verde di 60 ettari, finanziata dallo Stato per 8,6 milioni di euro nell’ambito delle compensazioni per la base militare Usa Del Din e per 3,7 milioni di euro attraverso il bando statale Periferie.

L’obiettivo dell’amministrazione comunale di Vicenza è arrivare a brevissimo alla gara europea, in modo da affidare i lavori entro la primavera del 2018. Il cantiere del polmone verde che sorge di fianco alla base americana Del Din (dove c’era l’aeroporto) dovrebbe durare 18 mesi, ma tra le proposte migliorative potrà essere introdotta la riduzione dei tempi. Saranno previste occasioni di apertura del parco ai cittadini già nel corso della sua realizzazione.

“Questo parco – precisa il sindaco -, che ad un osservatore superficiale potrebbe sembrare sproporzionato per Vicenza, resterà infatti a godimento non solo della città ma degli abitanti di un territorio molto più ampio, e dei turisti italiani e stranieri. Oggi, al termine di un lungo percorso che ha coinvolto la città, e che nella sua fase finale ha raccolto e fatte proprie le raccomandazioni dell’Unesco, chiudiamo la fase della progettazione per passare a quella della gara europea per la realizzazione dei lavori. Il parco evolverà nel tempo, portando la natura fin dentro la città. Ospiterà funzioni ricreative e commerciali e, in caso di grandi emergenze, potrà trasformarsi anche in area di protezione civile. Di sicuro, inoltre, non rappresenterà un’eredità dai costi di gestione eccessivi: insieme ai progettisti abbiamo infatti studiato soluzioni innovative per contenere al massimo le spese, calcolate in 140mila euro l’anno, di cui i primi due già stanziati. Alla prossima amministrazione spetterà però il compito di individuare il gestore più adatto per questa realtà che io penso possa suscitare anche l’interesse del volontariato”.

 

Come descrive l’architetto Benedetto Selleri, in rappresentanza del gruppo dei progettisti, il parco sarà caratterizzato da una grande ricchezza d’acqua che scorrerà, in modo naturale, da nord est a sud ovest. Ci saranno continui cambi di paesaggio, saranno conservati i segni del passato, come la pista di atterraggio capace di ospitare eventi per 20mila persone, e gli hangar. Saranno piantati 1.292 alberi autoctoni destinati a raggiungere grandi dimensioni; 8.245 piante forestali per formare boschi tipici del territorio, 62.600 specie erbacee che andranno a ricostituire anche ecosistemi ormai scomparsi dalla campagna veneta; 29.650 grammi di seme per dare alla natura il modo di svilupparsi interamente in loco. Il parco ospiterà 36.700 metri quadri di laghi di varie profondità per la valorizzazione delle biodiversità; 60.600 metri quadri di canali; 357.700 metri quadri di prati; 31 passerelle; 6 guadi. Per il tempo libero ci saranno 41.900 metri quadrati di aree sportive; 5.000 metri di pista ciclabile; 7 aree didattiche; un’area wilderness; un grande giardino centrale di 200 metri per 60 destinato in particolare ai bambini. Lungo strada Sant’Antonino, oltre alla casa del parco, un hangar sarà trasformato nell’ingresso del parco, un altro in spazio polifunzionale e un terzo nel museo.

“Penso che la città debba essere orgogliosa di questa infrastruttura – aggiunge l’assessore alla progettazione e sostenibilità urbana Antonio Dalla Pozza – che va a colmare il deficit complessivo di verde per abitante, completa l’asse naturale che si sviluppa da nord a sud della città e raccorda tra loro quartieri popolosi. Oggi, forse, è difficile percepire nella sua interezza la portata di questa operazione che ha visto lavorare al nostro fianco i massimi esperti del paesaggismo italiano ed europeo. Ma il nostro orizzonte è più ampio. Abbiamo pensato a chi crescerà assieme agli alberi del Parco della Pace. Con questo progetto, e con gli altri interventi finanziati dal bando Periferie, questa amministrazione ha completato la visione della Vicenza del 2030”.