Pesanti offese sui social, 55enne denunciata per vilipendio

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Una donna di 55 anni residente nel vicentino è stata denunciata per il reato di vilipendio delle Istituzioni, dopo essersi sfogata in un post nell’articolo pubblicato da un quotidiano locale su Facebook. L’articolo in oggetto si riportava l’intervento della polizia nei confronti di Tièmouè Bakayoko calciatore del Milan, fermato a seguito di un controllo mirato ad acciuffare i colpevoli di una rissa avvenuta la notte precedente all’episodio in questione. Una volta riscontrata l’estraneità del giocatore i militari lo hanno lasciato andare ma, evidentemente, la donna ha interpretato il gesto in altro modo visto l’ira dei commenti riportati a seguito della pubblicazione.

La Polizia Postale e delle Comunicazioni di Vicenza, dopo aver identificato l’autrice del commento l’ha denunciata per il reato di vilipendio delle Istituzioni a mezzo web.
L’episodio risale al 18 luglio scorso, tra i vari commenti spiccava quello diffuso dalla donna, contenente considerazioni gravemente ingiuriose e lesive del prestigio, del decoro e dell’onore della Polizia di Stato. Con queste motivazioni e ottenuti i necessari riscontri
probatori, la 55enne è stata denunciata all’Autorità Giudiziaria.
La Polizia di Stato, precisa che le piattaforme sono soggette ad un attento monitoraggio nelle comunicazioni presenti online e ricorda che i social networks, seppur ritenuti virtuali, rappresentano un contesto ritenuto alla pari di quello reale e pertanto soggetto alle norme di rispetto che portano sempre più spesso all’identificazione di reati.  Le opinioni espresse ed i giudizi dati a mezzo web e social sono sottoposte alle stesse regole ed alle stesse leggi che regolamentano i normali rapporti interpersonali e con le Istituzioni: di conseguenza, le offese e le ingiurie esternate a mezzo social costituiscono fattispecie di reato aggravate dall’utilizzo di un mezzo di comunicazione di massa.

Non pochi soggetti ritengono erroneamente che ciò che viene detto e scritto sui
social networks non abbia ripercussioni, considerando la realtà virtuale come una sorta
di “zona franca” ove è lecito porre in essere qualsiasi tipologia di condotta e sentendosi, pertanto, liberi di offendere chiunque e di denigrare le Istituzioni nella sbagliatissima convinzione dell’impunità – ha tenuto a precisare il Questore di Vicenza Paolo Sartori –. Questi spazi virtuali, invece, sono del tutto assimilati al contesto reale per quanto attiene, nello specifico, alle conseguenze di carattere giudiziario che derivano da comportamenti illeciti”.