Rapina inscenata per “ripicca” dopo l’incontro hot finito male. Denunciato 25enne

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La questura di Vicenza

Una frottola talmente ben raccontata che in un primo momento aveva tratto in inganno persino i poliziotti della Questura, tanto che la notizia della presunta rapina di 50 euro al bancomat di via Battaglione Framarin, in città a Vicenza, con aggressione da parte di due sconosciuti, era stata diffusa alla stampa locale attraverso un comunicato ufficiale.

Solo gli approfondimenti successivi, al contrario, hanno portato a smascherare le bugie di un 25enne vicentino, che si era inventato tutto. Mettendo in atto una simulazione di reato che gli è valsa ora una denuncia. Le sue iniziali sono A.Z., residente in paese del Vicentino.  Lo scorso 16 febbraio si era intrattenuto con una 46enne sudamericana – una escort – dopo il contatto approfondito da un sito d’incontri hot. Dalle indagini è emerso che i 50 euro non sono mai stati sottratti al giovane, trovatosi in brodo di giuggiole alla richiesta della polizia di esibire un resoconto dei movimenti bancari che testimoniasse il prelievo della banconota.

Nessuna traccia telematica e lo stesso vale per i filmati di videosorveglianza della filiale, che avrebbero dovuto immortalare nell’inquadratura la sorta di agguato teso da una donna e un uomo, secondo il racconto del giovane. La verità, poi ammessa ma solo nelle scorse ore, era diversa: il 25enne aveva intrattenuto un rapporto hot non meglio specificato con una donna conosciuta on line ma, non soddisfatto dei “pochi minuti” a lui dedicati da una 46enne equadoregna – in un primo momento denunciata per rapina aggravata in concorso -, ha voluto vendicarsi a suo modo e nel contempo recuperare quei 50 euro a suo dire “mal spesi”.

Gli operatori di Polizia di Stato chiamati al 113 erano stati ingannati inizialmente, a causa della dovizia di particolari e della descrizione accurata della donna da parte del 25enne. Il quale aveva simulato un pedinamento fino all’indirizzo di casa di colei che l’aveva aggredita sempre secondo la sua fantasiosa versione dei fatti. La verità, poi, sentendo il racconto di tutt’altro tenore da parte dell’equadoregna, è emersa: nessuna rapina era avvenuta e non esisteva alcun complice di sesso maschile, della donna.

Il 25enne, messo “spalle al muro” dal personale di polizia della Questura berica, alla fine ha confessato il tutto. Per lui, incensurato, inevitabile allora la denuncia in stato di libertà per simulazione di reato e procurato allarme. Rischia una condanna penale e la reclusione.