Spv, 12 indagati per inquinamento: l’inchiesta shock che rischia di travolgere la campagna elettorale


Dodici nomi, dodici ruoli chiave, dodici avvisi di garanzia che rischiano di riscrivere il destino politico e ambientale del Veneto. L’inchiesta della Procura di Vicenza sulla Superstrada Pedemontana Veneta non è solo una questione tecnica o giudiziaria: è una mina sotto i piedi della campagna elettorale regionale, esplosa a poche settimane dal voto.
Dirigenti del Consorzio SIS, tecnici di cantiere, responsabili della Società Pedemontana Veneta SpA.: tutti accusati di inquinamento ambientale e omessa bonifica per la contaminazione delle falde acquifere lungo le gallerie di Malo e Sant’Urbano, nel territorio di Montecchio Maggiore. Secondo l’ipotesi accusatoria, durante i lavori di scavo sarebbero stati utilizzati additivi chimici non correttamente gestiti, con conseguente rilascio di sostanze perfluoroalchiliche (Pfas) nelle acque di drenaggio. In particolare, è stato rilevato il Pfba (acido perfluorobutanoico), una delle molecole più persistenti e tossiche della famiglia Pfas. Lo studio dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), depositato nel luglio scorso, ha confermato la presenza di Pfas nelle gallerie di Malo e Sant’Urbano, definendole “una potenziale minaccia di danno ambientale alle acque superficiali e alle falde”.
Un caso esploso definitivamente negli ultimi giorni, dopo che è stata pubblicata l’anteprima di un dossier custodito dall’assessorato all’ecologia della regione Veneto. I dati sono allarmanti ed eloquenti: a Castelgomberto, nell’Ovest vicentino, le acque non potabili presentano concentrazioni di Pfas pari a 263 nanogrammi per litro, ben oltre i limiti di sicurezza. La regione Veneto, interpellata, ha dichiarato che il monitoraggio ambientale è attivo dal 2021 e che il gestore della Spv è contrattualmente obbligato a smaltire il percolato raccolto lungo le gallerie. Tuttavia, le rassicurazioni non hanno placato le polemiche. Ed il tema è entrato con forza nella campagna elettorale regionale. Nei giorni scorsi sei candidati, di entrambi gli schieramenti, hanno espresso ferma opposizione all’ampliamento del sito produttivo ex Safond Martini, coinvolto indirettamente nella vicenda: sempre di pericolo inquinanti si parla e tutte le perplessità deflagrano assieme alle circostanze che, via via, emergono.
Intanto, l’inchiesta, condotta dalla Sezione di Polizia Giudiziaria dei Carabinieri con il supporto tecnico dell’Arpa Veneto, ha portato alla notifica degli avvisi di conclusione delle indagini preliminari. Le accuse sono pesanti: inquinamento ambientale e omessa bonifica, con l’aggravante della compromissione di risorse idriche pubbliche. La Pedemontana Veneta, nata come simbolo di progresso, rischia ora di diventare il paradigma di una gestione opaca e pericolosa delle grandi opere. Le falde contaminate, i Pfas fuori controllo, le responsabilità tecniche e quelle politiche, di riflesso: tutto converge in un’inchiesta che potrebbe ridefinire il rapporto tra infrastrutture e ambiente nel Veneto e in Italia.
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