Roberto Guli, da Gallio agli abeti svedesi: “4000 chilometri per guardarsi dentro”

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Né podi, né medaglie. Ma tante nuove consapevolezze e un rinnovato entusiasmo. Roberto Guli è partito da Rovereto il 26 luglio, con una bicicletta, una direzione e una volontà che non si misura in chilometri. Ed è arrivato a destinazione già da due giorni, lá dove uno sperone di terra si tuffa a strapiombo nel Mar Glaciale Artico.

La North Cape 4000 non è una gara, non è una sfida contro il tempo, ma un viaggio dentro sé stessi, un dialogo silenzioso con la fatica, con la solitudine, con quella parte di noi che spesso resta inascoltata. Eppure, in soli sedici giorni – quattro in meno rispetto ai venti pronosticati, compresa una giornata persa in attesa di trovare i ricambi per un guasto – Roberto ha raggiunto Capo Nord, percorrendo 4000 chilometri che non si contano, si sentono.

Trent’anni, residente a Gallio, membro del Soccorso Alpino dei Sette Comuni, ha pedalato ogni giorno con una media di oltre 300 chilometri, attraversando piogge torrenziali per undici giorni consecutivi, lande svedesi che sembrano immobili, strade dritte tra abeti rossi e pini che non finiscono mai. Ha affrontato rotture meccaniche, maltempo, momenti di sconforto che non si combattono con i muscoli ma con la mente, con quel filo sottile di equilibrio che tiene insieme la determinazione e la voglia di arrivare. C’è stato un momento, appena superato il confine tra Italia e Austria, in cui si è trovato all’imbrunire senza un posto dove dormire, con gli alberghi pieni e la pioggia che non dava tregua quasi a voler prospettare subito tutta la durezza della sfida: “Fuori c’era pioggia fitta, la temperatura era scesa, avevo le mani gelate e la bici fradicia. Un albergatore mi ha guardato, ha capito tutto senza che dicessi una parola. Mi ha aperto il garage, mi ha dato un materasso, una coperta, e mi ha detto: ‘Qui puoi riposare’. In quel momento ho sentito che non ero solo, che il mondo sa ancora essere gentile”.

Ma Roberto non è stato mai davvero solo. Le telefonate degli amici, della famiglia, sono state la sua ancora: “Anche questo è stato utile per capire su chi posso contare – spiega il ciclista amabasciatore del sodalizio Ride Asiago – tanti ti festeggiano e ti spronano, ma è dentro ad ogni singolo giorno che si rivela chi ti è sempre accanto”. Presenze preziose a smorzare l’istinto di mollare: con poche parole che spronano, che fanno sorridere, che tengono compagnia quando il silenzio diventa troppo grande. Roberto racconta che questa esperienza gli ha cambiato la vita, il modo di leggere sé stesso, di stare nel mondo. E mentre aspetta l’aereo per tornare a casa, con la sua bicicletta impacchettata, pensa già alla prossima sfida: attraversare gli Stati Uniti, da Los Angeles a Miami, oltre 5600 chilometri. Ci pensava già quando mancavano 500 chilometri all’arrivo. Ma prima, il ritorno alla sua normalità, alle pedalate tra il verde delle montagne altopianesi, agli impegni con la famiglia dei soccorritori, ai selfie con le vacche al pascolo che fanno tanto sorridere i suoi amici su Instagram.

“La North Cape 4000 la consiglio a chi cerca qualcosa di più di un viaggio – confida Roberto che spiega come ancora non abbia completamente realizzato l’mpresa – chi vuole ritrovare, o meglio trovare, sé stesso. I propri limiti. Quell’io spesso confuso in una quotidianità che non dà spazi. È lì che lo incontri, quando sei stanco, bagnato, lontano da tutto. E capisci che sei vicino a te”.

 

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