Capriolo strangolato da un filo d’acciaio. Il responsabile identificato e denunciato dall’Enpa

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È morto impiccandosi a furia di tentare di rompere il cavo di acciaio che lo imprigionava. È la triste fine che ha fatto un capriolo di circa un anno ad Altissimo, in contrà Monchelatei.

Un episodio che ha dato il via a un’operazione delle guardie Enpa del Nucleo Vicentino che in pochissimo tempo sono riuscite a identificare la persona che ha posizionato la trappola utilizzata di solito per strozzare lentamente i poveri animali che tentano di liberarsi. Si tratta di S.N, residente in zona e cacciatore di lungo corso abilitato anche alla caccia notturna ai cinghiali. Dopo esser stato identificato, ha confessato e non ha potuto sottrarsi alle sue responsabilità.

L’operazione delle guardie dell’Enpa è scattata lunedì 2 agosto dopo due gravi segnalazioni provenienti dalla stessa area: la prima riguardante, appunto, il capriolo e la seconda un gatto rimasto anch’esso imprigionato in un’altra trappola di acciaio. Fortunatamente almeno il felino ha avuto una sorte migliore in quanto è riuscito a liberarsi dal laccio. In seguito a un sopralluogo ad Altissimo per raccogliere elementi utili per le indagini, all’alba di sabato 7 agosto tre squadre del Nucleo Vicentino dell’Enpa hanno perlustrato i boschi del territorio circostante alle aree da cui sono arrivate le segnalazioni e hanno trovato alcuni attrezzi occultati e utilizzati per il bracconaggio e tre postazioni utilizzate in precedenza per i lacci, ma senza trappole armate. Non solo: durante la perlustrazione le squadre hanno incontrato anche una persona accompagnata da un cane che si è dileguata nel bosco appena si è accorta della presenza delle guardie.

“A commettere questi reati sono per il 94% cacciatori o ex cacciatori. Si tratta di persone abituate a uccidere che hanno fortissimi legami con questo mondo e lo conoscono in profondità – spiega Renzo Rizzi, ispettore delle Guardie Zoofile Enpa del Veneto -. Ancora una volta, purtroppo, si scopre che a perpetrare queste atrocità è sempre la stessa categoria paradossalmente indicata a volte come sentinella della natura”. Dopo aver perlustrato i boschi, i controlli si sono concentrati in un’unica contrada di Altissimo trovando così colui che ha posizionato le trappole provocando la morte del capriolo. Una fine straziante e ingiusta che ha lasciato sotto shock la persona che ha ritrovato l’animale senza vita: “Man mano che vado avanti mi rendo conto che vivo a contatto di criminali. Ho passato due ore nel bosco aspettando i Forestali e ho pianto. Strangolato da un laccio di acciaio, non ho parole” ha detto.

Le indagini ad Altissimo hanno portato anche a tre distinti sequestri con altrettante denunce penali per quaranta uccelli detenuti in condizioni incompatibili con la propria natura. In un caso i poveri animali, oltre ad essere detenuti in gabbiette dove non potevano nemmeno aprire le ali, erano completamente al buio. Una povera quaglia morta e oramai putrefatta è stata rinvenuta all’interno della gabbietta che l’ha imprigionata per anni.