Lo shock settico, l’amputazione degli arti e la forza della vita: “Rimetteremo in piedi Giuliano”

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Nelle stanze, il rumore giocoso delle bambine che si rincorrono guardando l’albero di Natale e la voce squillante ed energica di Tanja, tutto ti fanno pensare meno che sia accaduto qualcosa di brutto, capace di toglierti il fiato, quasi di stritolarti in un vortice di disperazione oltre che di spazzare via la voglia di credere in qualcosa. E invece guai a parlare di dramma, usare paroloni che sfiorano il tragico e che puntano alla commiserazione: “Siamo una famiglia molto fortunata – ammette lei con una determinazione che disarma – perchè oggi Giuliano è vivo e passeremo le feste assieme con tanta gioia e gratitudine nel cuore”.

Parole pronunciate da una donna che non più tardi di due mesi fa ha rischiato di perdere per sempre il suo compagno e che oggi invece le è accanto, privato però sia degli arti superiori che di quelli inferiori, ridotti a moncherino in un estremo tentativo di strapparlo ad un destino che sembrava segnato nel peggiore dei modi.

Tanja Gruenfelder e Giuliano Salvia – questo i loro nomi – stanno assieme da quasi 27 anni: poco più di 5 anni fa la nascita, attesissima, delle due gemelle Emily e Victoria. Il sogno di comprarsi una casetta adatta alla famiglia così cresciuta, il mutuo, Giuliano che alla soglia dei cinquant’anni decide di lasciare il lavoro per dedicarsi alle bambine mentre Tanja è impiegata per un’azienda di trasporti e soprattutto di dedicarsi in prima persona alla ristrutturazione dell’immobile a Montecchio Maggiore che diventerà il loro nido. Una vita come tante che una sera di ottobre cambia, irrimediabilmente: Giuliano ha la febbre che non vuole passare, i giorni passano ma non ci pensa troppo e rimanda all’indomani una chiamata al medico. Ma domani è troppo tardi: Tanja lo trova nel cuore della notte vagare per la casa in stato confusionale. Il termometro sfiora i 40°, la corsa in ospedale ad Arzignano e il ricovero d’urgenza.

Un esame ad ampio spettro rivela una grave manifestazione di sepsi, una sindrome potenzialmente letale caratterizzata da un diffuso malfunzionamento di più organi contemporaneamente. Questa alterazione pare dovuta ad una eccessiva e sregolata risposta infiammatoria dell’organismo nei confronti di agenti infettivi esterni, principalmente batteri, ma l’origine è difficoltosa da indagare: i medici circoscrivono, somministrano un farmaco che si rivelerà strategico, ma gli arti sono ormai compromessi. Non c’è il tempo di pensare: o si taglia o la necrosi rischia di intaccare i tessuti sani. E così il trasferimento d’urgenza al San Bortolo di Vicenza, l’amputazione degli arti in una lunga operazione durata un pomeriggio intero e seguita da quattro diverse équipe mediche: “Ho chiesto che mi dicessero le cose senza troppo girarci attorno – racconta con lucidità Tanja – e la prima cosa che mi hanno riferito era di avvisare i familiari. Nessuno ci avrebbe scommesso un centesimo: non ringrazierò mai abbastanza i due ospedali perché invece Giuliano è uscito da quella sala operatoria e oggi mi guarda e sorride ancora alle sue piccole pesti”.

Tante le situazioni superate, pur nella complessità di un quadro clinico che spaventa solo a descriverlo, una sorta di miracolo anche nel recupero della funzionalità renale inizialmente deficitaria al punto da richiedere la dialisi: “Oggi siamo già proiettati al futuro – ammette speranzosa Tanja – e anche se sappiamo che non sarà facile, insieme ne usciremo, un passetto alla volta. Una volta che le ferite lo consentiranno, si potrà procedere con le protesi: io mi sto già informando perché Giuliano possa avere qualcosa di funzionale e valido, che gli restituisca l’autonomia che un uomo ancora giovane merita di avere”.

Una spesa che si aggira oltre i 50mila euro quella prospettata da un primo giro di consultazioni, tanti per una famiglia che ora si trova un immobile che per essere completato dovrà avvalersi di ditte esterne, con un mutuo da onorare e due bimbe ancora piccole. Di qui la decisione, non presa a cuor leggero, di lanciare una raccolta fondi: “Sono andata contro ai miei principi e al mio orgoglio – spiega Tanja –  per me, di origine altoatesina, con un’impostazione rigida, non è stato affatto scontato convincermi a chiedere aiuto. Ma c’è poco da fare: da soli non ci riusciamo e il mio compagno non può vivere così. Documenteremo ogni spesa sostenuta allegando dai preventivi alle fatture perché si sappia che ogni centesimo donato sarà per rimettere in piedi Giuliano. Io ne sono certa: il 2024 ci porterà nella casetta nuova, con Giuliano che avrà le sue protesi e tornerà ad abbracciare le nostre figlie, magari anche a fare qualche semplice lavoretto. Saremo felici, non ho alcun dubbio: cerco di trasmettere questi sentimenti anche alle mie bambine che ora attendono il loro papà “bionico”, come lo chiamano fiduciose. Il nostro regalo più grande è la vita che ci aspetta, uniti, oltre ogni limite”.
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