Dal cuore dell’Altopiano a Capo Nord: l’impresa di Roberto Guli alla NorthCape4000

Nel cuore delle Prealpi vicentine, tra boschi silenziosi e salite implacabili, ha infaticabilmente preparato per mesi un’impresa che profuma di coraggio, introspezione e passione. Roberto Guli, originario di Cogollo del Cengio ma residente da qualche anno a Gallio, figura stimata del Soccorso Alpino dell’Altopiano, ha deciso così di affrontare una delle sfide più temerarie del ciclismo internazionale: la NorthCape4000.

La bici equipaggiata per la partenza

Nata nel 2017, la NorthCape4000 è molto più di una gara ciclistica. È una vera odissea su due ruote: oltre 4000 chilometri attraverso il cuore dell’Europa fino alla punta estrema del continente, Capo Nord, affacciata sulle fredde acque del Mare Glaciale Artico. Niente assistenza, niente tappa fissa: ogni ciclista pedala da solo, gestisce tempi, soste e imprevisti. Una sfida di ultracycling che non premia solo la velocità, ma soprattutto la tenacia e la capacità di adattarsi. E nel 2025, la manifestazione ha attirato oltre 500 partecipanti da 40 Paesi diversi, tra cui 78 italiani. Tra questi, Roberto è l’unico rappresentante della provincia di Vicenza, partito ieri da Rovereto per raggiungere Capo Nord nel giro di 14-20 giorni, percorrendo una media di 250-300 chilometri al giorno, sfidando caldo umido, piogge torrenziali e infine le sferzate del vento nordico.

Ma Roberto non è solo un ciclista. È uno che ama visceralmente la montagna tanto quanto le strade infinite. Negli ultimi mesi, dopo il suo turno di lavoro in un’azienda metalmeccanica dell’alto vicentino, ha macinato oltre 600 chilometri settimanali, pedalando tra salite e discese dell’Altopiano di Asiago, spingendosi in pianura e lungo ogni angolo del Vicentino, un territorio che ormai conosce come le proprie tasche. Con la sua bici equipaggiata di sacco a pelo termico e bagagli minimi, si prepara a dormire ogni sera dove lo condurrà la fatica del giorno, che sia un piccolo villaggio oppure sotto il cielo stellato delle lande svedesi, dove l’isolamento è totale e le distanze non perdonano. A pochi giorni dalla partenza, confessava che l’adrenalina di un’esperienza così forte e unica nel suo genere lo teneva sveglio la notte: “Mi considero un freddo di carattere, ma questa avventura mi tocca dentro. So che tornerò arricchito, stanco, ma tanto felice”.

Un viaggio che coincide con i suoi trent’anni, un passaggio simbolico che lo ha spinto a cercarsi, sfidarsi, ritrovarsi. E alla fine, il suo sogno è semplice ma potente: arrivare fino in fondo e attaccare il logo del Soccorso Alpino e dell’associazione ‘Ride Asiago’ sulla famosa struttura metallica a forma di globo a Capo Nord, simbolo della fine del continente europeo. Con un mezzo sorriso deciso che solo adesso tradisce l’emozione, occhi azzurri che ti guardano fisso e fisico asciutto, Roberto pedalerà verso l’ignoto con uno spirito che fa onore alla montagna da cui proviene. Un viaggio da seguire passo dopo passo, foto dopo foto, nei suoi racconti social: perché l’avventura non è solo nei chilometri, ma nell’intensità con cui li si vive.

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