L’omicidio-suicidio di Rosà scoperto dal nipote. Dietro, il dramma della non autosufficienza

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L'abitazione teatro del dramma a Rosà

Un delitto e un gesto estremo nel nome di una forma d’amore che si può solo provare a comprendere, e mai a giudicare. E, nello stesso tempo, della disperazione. All’indomani dell’agghiacciante fatto di cronaca nera di Rosà, con la morte di due anziani di 84 e 80 anni in un caso che andrà archiviato come di omicidio e suicidio, il dramma della coppia di anziani composta da Domenico Bizzotto e Antonia Rattin ha stravolto al comunità alle porte di Bassano.

Marito e moglie, secondo la ricostruzione ormai assodata da parte delle forze dell’ordine intervenute ieri nella villetta di via Ca’ Dolfin, sono stati trovati senza vita in casa da un nipote, intorno alle 14.45 di giovedì 18 febbraio. Lei uccisa in seguito a ferite inferte con un oggetto tagliente, lui morto per propria mano, dopo aver spiegato – e chiesto perdono lasciando un messaggio – la ragione della sua drammatica decisione, legata ai problemi di salute della sua amata. A distanza di oltre 30 anni di matrimonio e di vita insieme, dopo essersi conosciuti e amati in età già matura.

La coppia di coniugi definiti come inseparabili, che non aveva avuto figli, in nessun modo aveva lasciato presagire nulla di quanto stava covando in seno alla mente e al cuore del  pensionato rosatese. Secondo quanto ricostruito e in base al testo del biglietto ritrovato su un mobile, l’84enne non si sentiva in grado di accudire la propria consorte, costretta su una sedia a rotelle dopo un intervento. Da qui lo sprofondare della sua psiche fino a orchestrare quello che visto da fuori e sul piano della giustizia assume i contorni di un macabro delitto. Ma che, nell’animo di chi ha liberato la propria mano prima omicida e poi suicida, veniva forse considerato come un atto liberatorio, l’unico modo per spezzare delle catene invisibili legate alle difficoltà contingenti da affrontare.

Il corpo straziato dell’anziana era coperto da un lenzuolo, a togliere il sangue dalla vista. Proprio questo elemento ha contribuito a fissare l’orario della tragedia con ogni probabilità al mattino di ieri, o al massimo durante le ultime ore della notte. Nessuno tra i vicini ha percepito rumori sospetti, con le serrande di casa rimaste abbassate. Forse un raptus improvviso, forse l’attuazione di un progetto già pianificato, di cui non aveva comunque fatto confidenza con nessuno. Poi Domenico Bizzotto in un lasco di tempo indefinito ha preso in pugno carta e penna, scrivendo un breve messaggio in lingua veneta, acquisito tra le prove dagli agenti di polizia, per poi farla finita.

Lo scenario è stata posta sotto sequestro, nessuno può mettere piede nella villetta senza autorizzazione della Procura. A monte della tragica fine dei due anziani più di qualcuno pensa che ci possa essere lo spettro dell’epidemia e soprattutto delle sue conseguenze, un possibile stato di depressione celato ed esploso ad un tratto in maniera irrefrenabile. Un anno di sofferenze e limitazioni, l’isolamento e le paure che ha determinato, avrebbero preso il sopravvento nonostante la vicinanza e la disponibilità da parte degli uffici comunali che seguivano i due anziani ma anche dei parenti con cui erano in costante contatto, oltre ai vicini di casa che non mancavano di scambiare una parola e chiedere loro se avessero bisogno di qualcosa. Domande e mani tese che oggi sfumano per lo sconforto di fronte a una simile tragedia.

La Procura della repubblica di Vicenza ha aperto un fascicolo d’indagine contro ignoti per duplice omicidio. La magistratura ha così disposto l’autopsia sui corpi, che  sarà eseguita lunedì prossimo.

A margine di questa evento di cronaca va ricordato come esistano molteplici possibilità di aiuto, ascolto e sostegno offerte da associazioni e persone che conoscono i problemi legati ai disagi personali che possono affliggere chiunque in determinate fasi di vita.
L’invito per chi dovesse trovarsi in difficoltà temporanea o in condizioni psicologiche di instabilità emotiva è contattare gli operatori del numero unico 199.284.284 di Telefono Amico oppure il servizio regionale per la salute degli imprenditori – Progetto InOltre (800.334.343) oppure ancorala Fondazione Di Leo (800.168.768).