Fmi: la guerra taglia la crescita del Pil mondiale. Al ribasso le stime dell’Italia

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La guerra in Ucraina pesa sulla ripresa mondiale. Secondo le previsioni del Fondo monetario internazionale il Pil quest’anno, così come il prossimo, crescerà del 3,6%, cioè 0,8 e 0,2 punti percentuali in meno rispetto alle stime di gennaio. L’invasione di Kiev da parte della Russia ha infatti esacerbato le pressioni inflazionistiche e messo in pericolo l’ordinamento delle regole che hanno governato le relazioni economiche internazionali dalla Seconda Guerra Mondiale.

Per il Fmi l’inflazione è un “chiaro pericolo” per molti paesi: “resterà elevata più a lungo del previsto”.
E questo “complicherà” l’azione delle banche centrali, alle prese con il contenimento delle pressioni dei prezzi e con la salvaguardia della crescita. Il Fmi prevede quindi un’inflazione al 5,7% quest’anno per le economie avanzate e all’8,7% in quelle emergenti e in via di sviluppo. Ma a pesare sulle prospettive di crescita, spiega il Fondo, non è solo il conflitto. Ma anche la pandemia da covid-19, il rallentamento della Cina e i rialzi dei tassi di interesse.

Il Fondo monetario internazionale taglia anche le stime di crescita 2022 e 2023 per l’Italia. Dopo il +6,6% del 2012, il Pil del Belpaese è previsto crescere quest’anno del 2,3% cioè 1,5 punti percentuali in meno rispetto alle previsioni di gennaio. Per il 2023 la crescita è attesa all’1,7%, ovvero 0,5 punti in meno. Questo perché l’Italia, così come la Germania, dipendono maggiormente dall’energia russa.