Omicidio di Mauro Pretto, dopo cinque anni il caso rischia l’archiviazione senza colpevoli

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Il 12 maggio del 2017, ben cinque anni fa, si consumava a Zovencedo nella frazione di Gazzo l’omicidio del boscaiolo Mauro Pretto. L’uomo, all’epoca 47enne viveva in un’abitazione isolata e fu ucciso sulla soglia di casa con una fucilata di pallettoni da caccia. Da allora, del colpevole, non si è mai scoperto l’identità e a nulla sono valse tutte le manifestazioni messe in atto per chiedere l’attenzione della magistratura. Alcuni mesi dopo l’omicidio, in una fiaccolata organizzata per mobilitare l’opinione pubblica, il fratello Diego spiegò il suo timore: “Temo che possa avere pestato i piedi a qualcuno” . Da allora però gli inquirenti hanno brancolato nel buio senza riuscire a giungere ad un colpevole.

Sulla vicenda è intervenuto il consigliere regionale Andrea Zanoni, da sempre vicino all’accaduto: “Sono trascorsi ben cinque anni dall’omicidio di Mauro Pretto, l’uomo che veniva da tutti definito “il boscaiolo amico della natura e degli animali”, ucciso sulla porta della sua casa isolata, a Zovencedo, da un colpo di fucile da caccia sparato al petto, nella notte tra il 12 e 13 maggio 2017. Ma a distanza di così tanti anni non è ancora stata fatta chiarezza, mentre Mauro, fratello di Diego, continua a non capacitarsi della situazione di stallo in cui sembrano giacere le indagini che potrebbero addirittura portare ad una archiviazione del caso. L’unica certezza è che un omicida impunito è tuttora a piede libero. Uno stallo di fronte al quale diventa doveroso che le istituzioni, a partire dalla Regione, diano un segnale non solo di vicinanza alla famiglia Pretto ma di richiamo a far luce sul caso”.

Il consigliere regionale del PD Zanoni, ha presentato un’interrogazione, sottoscritta anche dai colleghi Anna Maria Bigon, Arturo Lorenzoni e Cristina Guarda, rivolta direttamente al Presidente Luca Zaia per chiedere che sia fatto ogni sforzo per assicura il colpevole alla giustizia e mostrare vicinanza alla famiglia Pretto.

Fin da subito – conclude Zanoni – mi sono interessato concretamente a questa vicenda, incontrando nel 2019 l’allora Procuratore Capo presso il Tribunale di Vicenza: mancavano ancora una matrice e un movente utile agli investigatori. La sensazione è che non vi siano stati sviluppi significativi su questo caso, nonostante siano intervenuti gli stessi carabinieri del RIS. Il fratello della vittima non è mai stato messo a parte del proseguimento delle indagini: ciò sarebbe dipeso dal fatto che inizialmente non si era costituito parte offesa nel procedimento penale. Continua nel frattempo, a livello legale, la sua battaglia per la verità, cercando anche di non far spegnere i riflettori su questo omicidio che per le modalità di esecuzione richiama delitti di stampo mafioso”.