Ava, prova di forza di Marigo e Boscoscuro sul recesso: “Chiediamo garanzie vincolanti su Ca’ Capretta”

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Nessun bluff, nessuna marcia indietro, nessuna improvvisazione: tirano dritti la sindaca di Schio Cristina Marigo e il collega di Torrebelvicino Emanuele Boscoscuro sulla fusione fra Ava e Soraris che vedrà domani la nascita ufficiale della società per azioni ViAmbiente, società “in house” per la gestione dei rifiuti urbani. Anzi, i due sindaci, a nome delle rispettive amministrazioni, gettano la palla, pochi minuti prima del novantesimo (se vogliamo restare a una similitudine calcistica) nel campo di Ava e degli altri 48 Comuni che hanno votato a favore all’operazione nei rispettivi consigli comunali, primo passo verso un unico gestore pubblico provinciale.

Con un comunicato i due Comuni intervengono infatti “per fare chiarezza sul percorso che li ha portati a valutare il recesso da Ava” e “avanzano l’auspicio che entro domani, giorno della firma della fusione, ci possa essere una rivalutazione in linea con i desiderata delle due amministrazioni”.

Al centro della scelta, spiegano le due amministrazioni, “non c’è una contrapposizione ideologica ma un nodo molto pragmatico: la governance e il valore patrimoniale futuri del termovalorizzatore di Schio, infrastruttura strategica per l’intero Alto Vicentino. Negli ultimi giorni, le minoranze hanno parlato di un recesso ‘congelato’, di un’operazione giuridicamente fragile e di un’azione priva di basi economiche. Una lettura che – secondo i due Comuni – non tiene conto né del quadro normativo né della reale scansione temporale degli atti”.

La questione delle tempistiche
Uno dei punti più contestati riguarda il presunto “fuori tempo massimo” del recesso, dato che i consigli comunali si riuniranno dopo la nascita della nuova società ViAmbiente. Un’interpretazione che i Comuni di Schio e Torrebelvicino respingono. “Dal punto di vista giuridico, infatti, il diritto di recesso – scrivono – può essere esercitato anche successivamente all’atto di fusione, poiché nasce dalla contrarietà a un’operazione straordinaria che modifica in modo sostanziale assetto societario, statuto e governance. Diverso sarebbe il caso di un recesso esercitato dopo il 1° gennaio 2026, data di effettiva operatività della nuova società ViAmbiente: in quel caso sì che si aprirebbero criticità concrete nella gestione della compagine societaria appena costituita, coinvolgendo un numero molto più ampio di soci. È proprio per evitare questo scenario che i due Comuni hanno scelto di muoversi prima dell’entrata in vigore della fusione, nel pieno rispetto dei tempi e delle prerogative previste dalla normativa”.

Serve un “piano B”?
Altro elemento al centro delle critiche è l’assenza di uno studio alternativo completo sul servizio rifiuti. Anche su questo fronte, le amministrazioni distinguono i piani: “il recesso in questo caso nasce da una contrarietà formale a un’operazione che modifica statuto, governance e compagine sociale. È una fattispecie autonoma prevista dal Codice civile, che non richiede la presentazione preventiva di un alcun modello industriale alternativo per essere esercitata”.

Nessun rischio per il servizio ai cittadini
Tra i timori agitati in queste settimane dalle opposizioni, “spesso con toni allarmistici e fuorvianti“, recita la nota stampa, c’è quello di un presunto rischio di interruzione o di caos nella gestione dei rifiuti. “Uno scenario – spiegano – non aderente alla realtà normativa e operativa. Il principio di continuità del servizio pubblico essenziale impone infatti che la raccolta e il trattamento dei rifiuti non possano in alcun modo fermarsi. In caso di recesso, è prevista la proroga tecnica, che obbliga il gestore uscente a garantire il servizio fino all’individuazione di un nuovo affidatario, sotto la regia del Consiglio di Bacino. Nessun vuoto gestionale, dunque, e nessun ‘salto nel buio’, anche perché la proroga tecnica accompagnerà formalmente gli atti di recesso inviati alla società e agli enti regolatori dai comuni Schio e Torrebelvicino, contestualmente con la delibera di recesso assunta dagli organi consiliari”.

Il nodo del termovalorizzatore
Il cuore della questione, per Schio e Torrebelvicino, resta però “politico e territoriale”. Con la fusione, la nuova società vede l’ingresso di ulteriori 18 Comuni, con un inevitabile cambiamento degli equilibri decisionali. “Il rischio – spiegano i due Comuni – è che le scelte operative e strategiche su un impianto realizzato e gestito da questo territorio finiscano per essere prese da soggetti con un legame più debole con Schio e l’Alto Vicentino”. Un rischio che i due enti locali ritengono diventerà a breve certezza quando già nel prossimo futuro ed entro il 2028, nella compagine entreranno altri grandi Comuni, Vicenza in primis.

La diatriba sul dialogo interrotto
I due Comuni sottolineano anche che “durante un recente incontro coi due sindaci, il presidente di Ava, Giovanni Cattelan, ha ammesso che la scelta di chiudere il dialogo è stata assunta da lui stesso”.

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Le dichiarazioni di Marigo e Boscoscuro
“Qui non c’è alcuna marcia indietro né tantomeno un bluff. Il percorso – conferma Cristina Marigo – è chiaro, formale e pubblico: la commissione consiliare è convocata per stasera, il Consiglio comunale del 29 dicembre è confermato e gli atti sono all’ordine del giorno. Fa quindi sorridere che qualcuno parli di improvvisazione. Dal punto di vista tecnico e giuridico, il diritto di recesso è previsto dalla legge: non siamo fuori tempo massimo e non stiamo forzando alcuna procedura. Allo stesso modo, non esiste alcun rischio per il servizio ai cittadini: la continuità della raccolta rifiuti è garantita dalla normativa e dalla proroga tecnica, che verrà disposta contestualmente al recesso”.
“Il nodo vero – aggiunge la sindaca di Schio – è politico e territoriale. Con la fusione cambia profondamente la governance e si perderà il controllo su un asset strategico come il termovalorizzatore di Schio, realizzato e sostenuto da questo territorio. È questo che ci sta a cuore. Se entro l’atto di fusione di domani ci sarà un ripensamento che tenga conto di queste criticità, tanto meglio. In caso contrario, ci assumeremo la responsabilità di decidere in Consiglio, mettendo al primo posto l’interesse dei cittadini e la tutela del territorio”.

Emanuele Boscoscuro, sindaco di Torrebelvicino

Aggiunge Emanuele Boscscuro: “Il recesso non è una fuga né una mossa tattica: è una clausola di tutela prevista dall’ordinamento per difendere il patrimonio pubblico costruito dai territori. Parlare di marcia indietro o di indecisione significa non voler entrare nel merito della questione. Al contrario, la posizione assunta da Schio e Torrebelvicino ha imposto un chiarimento necessario su un’operazione che presentava evidenti criticità sul piano delle garanzie. Il punto centrale non riguarda solo i nostri due Comuni. Il termovalorizzatore di Schio è un asset strategico di enorme valore patrimoniale e industriale, realizzato e sostenuto da questo territorio. Inserirlo in una società allargata senza tutele precise significa esporlo al rischio di una progressiva perdita di controllo decisionale. È questo che non possiamo accettare”.
“Noi chiediamo – spiega il sindaco di Torrebelvicino – un modello chiaro e trasparente: una governance che garantisca autonomia decisionale al territorio d’origine, una separazione contabile e gestionale dell’impianto rispetto ai servizi di raccolta e una protezione reale da future diluizioni societarie. Non si tratta di difendere una posizione di principio, ma di salvaguardare un investimento pubblico che appartiene ai cittadini. Questa impostazione non serve solo a Schio e Torrebelvicino. Può diventare un riferimento per tutte le future fusioni nel settore dei servizi pubblici locali: chi conferisce un impianto strategico deve avere la certezza che il proprio patrimonio non venga svenduto né governato da soggetti che non ne hanno condiviso i costi e le responsabilità. In vista del Consiglio comunale del 29 dicembre, la nostra linea è chiara e responsabile. Se entro i termini previsti arriveranno garanzie scritte e vincolanti su questo modello di governance, il territorio ne uscirà più forte. In caso contrario, il recesso non sarà una scelta ideologica, ma un atto dovuto per tutelare oggi il valore degli impianti e costruire regole più eque per il futuro”.

In vista dell’atto di fusione previsto per domani, insomma, la partita per i due Comuni si gioca ora su due binari: un eventuale ripensamento dell’operazione prima della fusione oppure la decisione sul recesso da parte dei Consigli comunali convocati per il 29 dicembre. In entrambi gli scenari, ribadiscono le due amministrazioni, la priorità resta la stessa: “tutelare l’interesse dei cittadini, il territorio e un asset strategico come il termovalorizzatore”.

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