Pestato fuori da un locale, 40 giorni dopo lo rivela con una foto. “E’ un sorriso di rivincita”

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La foto di Alberto scattata poco tempo dopo il violento estaggio

Oggi è un grande giorno“. Lo è stato ieri, ma lo sarà davvero ogni giorno da qui in avanti per un giovane vicentino, vittima di un pestaggio “gratuito”, senza senso. Mai denunciato attraverso proclami in banda larga, per sua legittima scelta. Alberto Ferretto racconta tutto d’un fiato – dopo 40 giorni di sospiri e cure – ciò che ha vissuto nel fisico e nella mente a partire dalla terribile notte del 1 novembre, quando fu aggredito e preso barbaramente a calci e pugni a due passi da casa, a Marano, all’uscita da un noto locale della zona. Da un gruppetto di balordi, per i soliti futili motivi che spesso si leggono nelle pagine di cronaca. Un poderoso calcio al volto, in particolare, avrebbe dovuto strappargli il sorriso.

Trauma cranico, denti spezzati, zigomi fratturati, contusioni su tutto il corpo. Cinque giorni di ricovero nel reparto di neurologia. E una ferita difficile da rimarginare nell’animo. Alberto è da tempo un amico della redazione di Eco Vicentino, lo abbiamo seguito nella sua missione benefica e avventura Running For Rangers la scorsa estate. Ed è tra i fondatori della corsa Skylakes. Un pezzo di cuore infatti lo lega al comune più piccolo del Veneto, Laghi, terra di origine e un altro allo sport e alla montagna, pur risiedendo in pianura. Lo abbiamo contattato con delicatezza, ricevendo in prima persona il suo ok a rendere pubblico quanto di più intimo ha vissuto in queste settimane. Che riportiamo integralmente.

OGGI È UN GRANDE GIORNO.
Oggi, dopo 40 giorni, vado a riprendere quello che mi è stato tolto, i denti. Gli zigomi sono ancora gonfi ma il medico mi ha assicurato che si sistemeranno da soli. Oggi è anche il giorno in cui penso che ci sono cose che ti puoi riprendere e altre che ti sono state tolte, per sempre. La dignità è una di quelle cose che non recuperi andando dal medico, non lo so quanto tempo ci vorrà per colmare tutto questo.

Il 1 novembre 2018, dopo una serata con fidanzata ed amici, all’uscita di un locale vicino a casa, sono stato selvaggiamente aggredito da un gruppo di persone finendo in ospedale con una prognosi di 40 giorni, tra cui trauma cranico, danneggiamento di 6 denti, di cui 4 completamente persi, labbro aperto, zigomi fratturati e contusioni a schiena, gambe ed altre parti del corpo.

Prima di continuare, vorrei che capiste la situazione, provando ad indicarvi, con il pollice e con l’indice, quanti sono per voi 2 cm. Si perché il calcio che mi è arrivato in bocca, quando ero a terra, mi ha preso la parte superiore e questi centimetri sono la distanza che mi ha salvato dal peggio. È la distanza che divide la gengiva dal naso e, con altissime probabilità, come sottolineato dai medici, non sarei qui a scrivere queste parole.

Decisi di non pubblicare niente ne sui social ne sui giornali, anche se fui chiamato da più persone. Successivamente ho ragionato sulle parole delle centinaia di persone che mi hanno scritto in questo mese e che ringrazio ancora tanto. Mi sono immedesimato in frasi come: “se fosse successo a mio figlio”, “ho paura per mia moglie” e molto altro.

Quindi, dopo 5 giorni di ricovero in ospedale, chiamai un mio caro amico, un bravissimo ritrattista, con cui ho voluto fermare questo momento, per sempre. Facevo fatica a ridere, tra gonfiore, gengiva, zigomi e devo essere sincero, non ho sorriso molto in queste settimane, a parte quando mi hanno detto che l’edema che avevo in testa si era assorbito bene e non essendoci complicazioni, sarei potuto andarmene dal reparto di neurologia.

Non l’ho fatta per pubblicarla, adesso invece vorrei che questa foto venisse condivisa, perché è un sorriso di rivincita, un sorriso di rivoluzione ad una società che sta andando a rotoli e, anche se per uno sguardo mal interpretato dovrò subire interventi per tutta la vita, non mi piace l’idea di dovermi piegare a persone che non hanno il senso della civiltà. Mi sento a disagio ma è giusto condividere, è giusto farlo.

Non voglio sfoghi razzisti, anche se come molti di voi sanno, alcune delle persone che hanno compiuto questo gesto non sono italiane. Non cerco questo e non voglio assolutamente alimentare l’odio verso altre popolazioni. Sono qui per trasmettere gioia, grinta e voglia di vivere perché mi sto interrogando sulla direzione di questa società e visto che la società siamo noi, dobbiamo avere tutto l’interesse per cambiare le cose.

Io posso farlo, altri ragazzi coinvolti in episodi simili ai miei, non più. Io porterò i segni per una vita intera, ma posso divulgare questa foto con il sorriso, certo, perché io posso e devo sorridere a questa vita.