Carenza di medici di base: un posto scoperto su tre in Veneto è occupato da medici ancora in formazione

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Che si sarebbe andati a sbattere, data la quantità di medici di base che si avvicinavano alla pensione, si sapeva da molti anni. Eppure in Italia anche questa volta si entra in azione quando i buoi sono già fuori dalla stalla e il Veneto non fa eccezione.

La Giunta regionale, infatti, ha approvato – su proposta dell’assessore alla sanità e alle politiche sociali, Manuela Lanzarindue provvedimenti che hanno l’obiettivo di rinforzare la copertura assistenziale territoriale e contenere gli effetti della carenza di medici di medicina generale.

Confermato anche 2023 l’aumento volontario del numero degli assistiti
Nello specifico, uno dei provvedimenti proroga le “disposizioni temporanee ed eccezionali in materia di assistenza primaria e di continuità assistenziale” prevedendo la possibilità, su base volontaria, di portare per ogni medico di medicina generale in attività il massimo degli assistiti dal 1.500 a 1.800 (prevedendo un’integrazione regionale all’indennità annua per il collaboratore di studio, che è pari a due euro in più per assistito rispetto a quelli già previsti).

Per gli studenti di medicina generale la formazione è “sul campo”
Col secondo provvedimento la Regione ha definito l’assetto organizzativo del corso triennale di formazione specifica per la nuova annualità accademica, fornendo nuove disposizioni per coloro che espletano incarichi provvisori o temporanei durante la frequenza.
“Con quest’ultimo provvedimento – sottolinea l’assessore alla sanità – si delinea per i medici di medicina generale il percorso ‘formazione-lavoro’. La pandemia ha avuto un impatto rilevante sulla didattica formativa e ha consentito di testare sul campo nuove modalità. Con la frequenza ai corsi sono state rese compatibili le guardie mediche, le sostituzioni e tutte una serie di altre attività professionali come quelle in seno alle Usca. Un fattore che, insieme, alla cronica carenza di medici di medicina generale ha impresso un’accelerazione all’ingresso nel mondo del lavoro dei professionisti in questione. Da una rilevazione, risulta che a luglio 2022 erano stati conferiti incarichi di medicina generale già a 170 medici, più di un quarto dei corsisti. Una vera boccata di ossigeno per le zone carenti. All’ottobre scorso i posti scoperti erano 586 e in 209 sono state assegnati incarichi temporanei a corsisti. Ne rimangono 377 e mai come in questo contesto storico si rende necessario avvalersi anche di medici frequentanti la scuola di formazione”.

La delibera che definisce l’assetto formativo fissa, per le tre annualità in corso nell’anno accademico 2021-22, un finanziamento di 8 milioni 500 mila euro da destinare alla Fondazione Scuola di Sanità Pubblica per la formazione specifica in medicina generale, dei quali 830 mila euro serviranno, grazie al Pnrr, a pagare 66 borse di studio aggiuntive alle 240 già finanziate con lo scopo sempre di far fronte alla carenza di medici di base. Quella che garantisce l’aumento del massimale degli assistititi, assegna alle Ulss del Veneto, in via temporanea ed eccezionale, un investimento complessivo fino ad un massimo di 29 milioni di euro per l’anno appena iniziato.

“Si tratta di misure eccezionali ma anche innovative destinate a dare un impulso al contrasto della carenza di medici di medicina generale e contribuire a garantire la continuità dei servizi di assistenza territoriale – conclude l’assessore Lanzarin -. Difficoltà che negli ultimi anni si riscontrano sia a livello nazionale sia locale. L’impegno della Regione è importante e per questo tiene sempre costante il confronto con le rappresentanze dei professionisti. Nell’ultimo incontro è stato anche avviato il tavolo e il percorso di un nuovo modello organizzativo della medicina territoriale che tenga conto dell’invecchiamento della popolazione, dei carichi di lavoro e anche delle novità contenute nel Pnrr e nel nuovo accordo collettivo nazionale”.